Le autorità del Sud Sudan – la Nazione più giovane del continente africano – hanno decretato il coprifuoco in tutto lo Stato di Wau (nel nord-ovest dello Stato) dopo che, pochi giorni fa, 25 persone sono state trucidate da una milizia filo-governativa che si è accanita contro la popolazione inerme.
Il Coordinatore umanitario della diocesi di Wau, p. Moses Peter, ha confermato a Radio Bakhita che la pace a Wau (capoluogo dell’omonimo distretto) è tornata solo grazie all’intervento delle forze di sicurezza e di pattuglie di Caschi Blu della Missione Onu in Sud Sudan. Secondo il sacerdote – ripreso dall’agenzia Fides – il raid mortale è stato commesso da uomini in uniforme assistiti da bande di razziatori di mandrie.
La radio locale Tamazuj ha riportato alcune testimonianza degli abitanti di Wau secondo i quali gli assalitori sceglievano le loro vittime in base all’appartenenza etnica. Inoltre, secondo Natalina Andea, coordinatrice della Commissione diocesana Giustizia e Pace di Wau, migliaia di persone,molte delle quali donne e bambini, sono ancora rifugiate in una chiesa della diocesi, prive di acqua. “Il clima è molto caldo e i bambini soffrono terribilmente” ha raccontato Andea alla radio.
Nonostante la presenza delle forze di sicurezza sparse per la regione, molte persone hanno paura delle milizie armate e cercano rifugio presso il sito di Protezione dell’Onu per non subire nuove violenze. Il Sudan del Sud è diventato uno Stato indipendente il 9 luglio 2011 a seguito di un referendum passato con il 98,83% dei voti. Nel dicembre del 2013 è però scoppiato un gravissimo conflitto etnico tra le forze governative del presidente Kiir – di etnia dinka – e quelle fedeli all’ex vicepresidente Machar – di etnia nuer – esonerato a causa dei forti contrasti con Kiir. Si suppone che almeno 50.000 persone siano state uccise da inizio conflitto.