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Cosa ci insegna il Vangelo dello smarrimento e del ritrovamento di Gesù

Il menù preparato dalla Madre Chiesa per la domenica della Santa Famiglia in questo anno C prevede il Vangelo dello smarrimento e del ritrovamento di Gesù nel tempio (Lc 2, 41-52) . E’ la santa Famiglia che si reca a Pasqua al tempio. Quest’anno per tutta la Chiesa è anche l’apertura del Giubileo nelle diocesi.

Il racconto ci fa entrare nelle dinamiche di questa famiglia “originale”, Vanno a Gerusalemme per la festa di Pasqua in quel pellegrinaggio che ha sempre il sapore giubilare perché sostenuto dalla fiducia in Dio. Nel viaggio di ritorno si accorgono che il Figlio non era con loro. Per tre giorni lo cercano e lo trovano tra i dottori del tempio a discutere con loro.  “Tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo” (v.48). Il Vangelo prima dell’angoscia ci racconta il loro stupore. Lo stupore è l’atteggiamento che i genitori hanno di fronte alla novità del figlio. Anche nelle nostre famiglie. E’ quello che sentono Maria e Giuseppe di fronte a questa “scappata” di Gesù. Ma lo stupore è anche quello dei maestri del tempio che “erano ammirati per la sua intelligenza e le sue risposte” (v.47).

La meraviglia e lo stupore sono sempre presenti nelle famiglie che accolgono in nuovo nato. Quando i bambini e le bambine iniziano a muoversi e a dire paroline di risposta, i genitori sono incantati per quanto vedono lo sbocciare della vita. Il virus più forte nella nostra cultura è la freddezza e l’indifferenza. “Per annientare un uomo basta ignorarlo. L’indifferenza uccide. Ogni volta che esprimiamo disinteresse per la vita altrui, ogni volta che non amiamo, in fondo disprezziamo la vita. Non amare è il primo passo per uccidere; e non uccidere è il primo passo per amare” (Papa Francesco, mercoledì 18 ottobre 2018). Il Giubileo ci è dato per ri-armonizzare tutte le relazioni, con le persone e anche con la terra, e quindi con Dio. L’indifferenza è chiudere la porta. Non c’è nessuno nella sua diversità e alterità che non abbia in sé niente di buono. Anche nelle tensioni familiari si tratta di cercare di vedere nell’altro quello che di buono certamente possiede.

E c’è anche l’angoscia per lo smarrimento. E’ chiaro che per loro Gesù è tutto. Smarrito Lui è perso tutto. Il Vangelo di Luca che rilegge gli avvenimenti dopo anni sa raccogliere l’angoscia per la perdita di quel Figlio consegnato a loro. Non era per loro un dovere farlo crescere e prima, sapere dove sta. Anche il Giubileo ci chiede di pellegrinare alla ricerca di Gesù, del suo volto, della sua presenza nel nostro cuore. Non si tratta di comprare un nuovo gadget o medaglietta, magari da mettere a collana. Si tratta di pensare Gesù, meditare Gesù, dopo averlo letto, di accogliere la sua presenza nei poveri, di trovarlo e ritrovarlo nella Confessione che è anche indulgenza e quindi nella Comunione.

Nella bellissima enciclica Dilexi nos il Papa afferma: “Benché nelle Scritture abbiamo la sua Parola sempre viva e attuale, a volte Gesù ci parla interiormente e ci chiama per portarci nel posto migliore. E il posto migliore è il suo Cuore. Ci chiama per farci entrare lì dove possiamo recuperare le forze e la pace: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11,28). Per questo ha chiesto ai suoi discepoli: «Rimanete in me» (Gv 15,4)”.  Stiamo perdendo lo stupore e forse stiamo perdendo Gesù. La fede cristiana si gioca non dentro le chiese, illuminate e ornate per Natale, ma nelle nostre relazioni umane, in primis in quella terra (in terris) che è la nostra casa e la nostra famiglia.

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