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“Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende”

«Questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno»
«Fructum affert et facit alĭud quidem centum, alĭud autem sexaginta, porro alĭud triginta»

Venerdì 24 luglio XVI Settimana del tempo Ordinario Mt 13, 18-23

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

Il commento di Massimiliano Zupi

L’avventura del seme è perigliosa: può cadere sulla strada e non trovare terra in cui germinare; può finire tra i sassi e non avere humus in cui affondare le radici; può ritrovarsi tra i rovi ed essere impedito nella crescita. Gli uccelli del cielo possono divorarlo, i raggi del sole bruciarlo, le spine soffocarlo. La crescita del seme sembra davvero improbabile, la sua riuscita un’impresa impossibile. Tuttavia, fortunatamente, la realtà smentisce questo pessimismo, fuga ogni ragionevole timore: tra difficoltà ed imprevisti, tra attacchi da parte di parassiti e malattie, la messe cresce, i raccolti maturano. La terra dà il suo frutto (Sal 67/66,7): l’uomo ne mangia e vive.

La parabola del seminatore forse è la più carica di speranza: consola da ogni smarrimento, dà forza contro la sfiducia. Non illude e non mente: le difficoltà ci sono. Le trappole sono sempre le stesse e gli uomini non cessano di cadervi. Soprusi ed inganni si ripetono nella storia (Sal 55/54,12): mille ne sono oppressi, altri diecimila lo saranno (Sal 91/90,7). Eppure tutto ciò non arre-sta la venuta del regno, la sua crescita, quale lievito che fermenta tutta la pasta (Mt 13,33). A volte la notte sembra avanzare: tuttavia la luce è più forte delle tenebre, come l’amore lo è della morte (Sal 139/138,12; Ct 8,6). La sapienza del vangelo è quella del contadino (Gc 5,7; Mc 4,27): se pure il paesaggio al presente appare brullo, sa che la pianticella crescerà e porterà frutto, tanto la singola pianta che è ogni uomo quanto l’intero campo che è la storia intera.

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