La voce degli ultimi

giovedì 28 Novembre 2024
14.2 C
Città del Vaticano

La voce degli ultimi

giovedì 28 Novembre 2024

L’immensità si può ammirare

Fermarsi a riflettere, magari in silenzio, di fronte all’immensità dell’Universo. Questo ci manca, Manca all’uomo della società moderna, preso da mille pensieri, indaffarato in cose futili a cui sente il bisogno di ricorrere ogni giorno.

La vastità dello spazio deve tornare a meravigliare. Il Sole, la Luna, i pianeti che obbediscono tutti a leggi precise. La nostra galassia, la Via Lattea formata da oltre cento miliardi di stelle ognuna con un proprio sistema solare; e ancora, più di cento miliardi di galassie. La concreta possibilità che il nostro Universo, quello che oggi riusciamo a vedere e indagare, sia solo una piccola parte di ciò che esiste.

Facciamo riscoprire ai nostri figli la bellezza di guardare il cielo, fermiamoci con loro ad ammirare ciò che è lontano da noi, ciò che è diverso, ciò che è immenso. Diamo loro una via di fuga da ciò che è piatto e scontato: un bambino che scopre il cielo è un bambino che si incuriosisce alla vita.

Quanti filosofi, quanti letterati hanno preso ispirazione da ciò che c’è al di là delle nuvole. Anche i Santi spesso hanno contemplato il Creato. San Francesco su tutti; per lui il Creato è dono ed esprime la sua gratitudine per esso.

Noi invece, immersi in città sempre più grandi e caotiche, inquinate da luci e da rumori non sappiamo più neanche dove sia, la Luna. Non ci interessa più scrutare l’infinito. Non c’è più tempo. Tutti nell’antichità sapevano se la sera vi sarebbe stata Luna piena o meno. Tutti sapevano riconoscere la scia luminosa che segna la Via Lattea. I marinai per millenni hanno utilizzato le stelle per navigare. Oggi a malapena ci sappiamo orientare con un navigatore satellitare.

Questo occorre ritrovare: il contatto con l’Universo. Mio nonno, un giorno, di ritorno dal suo primo viaggio lontano da casa, nella sua sapienza contadina, disse a sua figlia, mia madre: “Ma lo sai che la Luna di Padova è la stessa di quella di casa nostra?” Qualcosa accomuna popoli, razze e religioni. Il cielo. Lo vediamo così, come lo videro i nostri antenati e come lo vedranno i nostri pronipoti. Messo lì apposta per farci riflettere. E magari a farci rendere conto di quanto siamo piccoli e impotenti di fronte all’immensità.

ARTICOLI CORRELATI

AUTORE

ARTICOLI DI ALTRI AUTORI

Ricevi sempre le ultime notizie

Ricevi comodamente e senza costi tutte le ultime notizie direttamente nella tua casella email.

Stay Connected

Seguici sui nostri social !

Scrivi a In Terris

Per inviare un messaggio al direttore o scrivere un tuo articolo:

Decimo Anniversario