Una colazione tra le stelle, osservando oltre cento fra albe e tramonti in 12 giorni. Esperienze a gravità zero come veri astronauti. E poi ancora esperimenti sulla coltivazione di cibi freschi e dirette live durante le quali chiacchierare con amici e parenti sulla Terra. Questa la straordinaria esperienza che, secondo il programma, dal 2022 decine di ospiti della Aurora Station potranno vivere. Si tratta del primo hotel di lusso orbitante, posizionato a 310 chilometri dalla superficie del nostro pianeta, il cui lancio è previsto nel 2021. Un avamposto verso lo spazio, dal quale l'uomo osserverà il suo futuro.
Verso lo spazio
Quello che porta all'esplorazione e (forse) alla colonizzazione di altri pianeti. Un'epopea cominciata il 12 aprile 1961, quando il russo Yuri Gagarin fu il primo uomo a uscire dall'atmosfera terrestre, immergendosi nella vastità del cosmo. Un evento storico, che diede il là a una vera e propria gara tra Unione Sovietica e Stati Uniti per il superamento di confini che, sino ad allora, sembravano invalicabili. Pochi anni dopo (nel 1969) l'Apollo 11 della Nasa portò Neil Armostrong e Buzz Aldrin a calcare i suolo lunare per la prima volta nella storia. Oggi quell'avventura si è trasformata. Di fatto l'ultimo uomo a camminare su un corpo celeste diverso dalla Terra è stato l'americano Eugene Cernan, grazie alla missione dell'Apollo 17. Ma lo spazio continua a essere al centro della ricerca scientifica. Lo dimostra l'innumerevole numero di sonde e moduli inviati in ogni angolo del sistema solare. Da Voyager 1 a New Horizons, passando per Rosetta, Opportunity, e tante altre.
Obiettivo Marte
Ma non basta. Recentemente il presidente Usa, Donald Trump, ha firmato lo “Space policy directive 1″, che ordina alla Nasa di “guidare un programma di esplorazione spaziale innovativo per far tornare gli astronauti americani sulla Luna ed eventualmente farli andare su Marte”. Già, Marte, il pianeta rosso. Il primo corpo celeste che ci viene in mente nel momento in cui immaginiamo un futuro lontano dalla Terra. Numerose missioni ce ne hanno mostrato i panorami. Le lunghe distese desertiche, l'immensità dell'Olympus Mons, le terrificanti tempeste di sabbia… Da anni si lavora sull'idea di mandare un equipaggio sul “fratello minore” della Terra. Il progetto più ambizioso è senz'altro quello di Elon Musk, patron di Space X e Tesla, che ha recentemente spedito nello spazio, in direzione del pianeta rosso, un'automobile con tanto di fantoccio vestito da astronauta al volante. “Se tutto andrà come previsto – ha annunciato nel 2016 – manderemo i primi uomini su Marte nel 2024“. Troppo ambizioso? Forse. Anche perché, al momento, i problemi tecnici non mancano: dall'impatto sul corpo umano di un viaggio tanto logorante alle modalità dell'”ammartaggio“, in condizioni di gravità diverse da quelle terrestri e lunari. C'è poi la questione più importante: come far tornare l'equipaggio a casa a missione terminata.
Missione difficile
In corsa, oltre a Musk, c'è la stessa Nasa, che tuttavia, al momento considera quest'avventura un azzardo. “Non posso stabilire una data per l'uomo su Marte – ha detto William Gerstenmaier, amministratore associato per l'Esplorazione Umana e dello Spazio dell'agenzia Usa, durante un meeting dell'American Institute for Aeronautics and Astronautics – e la motivazione è il budget che, anche se è aumentato del 2%, non consente di sviluppare i sistemi di superficie adatti al pianeta rosso. L'ingresso, la discesa e l'atterraggio su Marte rappresentano una vera sfida”. Senza nuovi fondi difficilmente si potrà rispettare la scadenza del decennio 2030-2040, ipotizzata dalla Nasa. Per questo, forse, l'esplorazione umana di Marte dovrà passare attraverso la collaborazione con agenzie spaziali di altri Paesi. Una cooperazione, magari, con nazioni rivali, come Cina e Russia. Un segnale di pace per tenere vivo il sogno più importante: lo spazio.