Cassiopea A è un resto di supernova appartenente all’omonima costellazione ed è la più brillante radiosorgente del cielo a frequenza superiori a 1 GHz. La supernova che l’ha originata è esplosa circa 11 mila anni fa. Quando queste stelle, che hanno una massa superiore a circa 8 masse solari, arrivano nelle ultime fasi della loro evoluzione, collassano sotto l’azione della gravità e si genera una forte esplosione. La stella viene fatta a pezzi, e il nucleo collassa in una stella di neutroni o in buco nero, mentre gli strati esterni vengono “lanciati” nello spazio a decine di migliaia di chilometri al secondo. Sono proprio questi elementi – composti da gas caldissimi e radioattivi – che si propagano nello spazio e formano le nebulose.
Si pensa che la luce dell’esplosione di Cas A abbia raggiunto la Terra circa 300 anni fa, ma non si hanno notizie storiche dell’avvenimento probabilmente perché la polvere interstellare ha assorbito buona parte della radiazione visibile. Ma per capire come è fatto il suo interno non servono una grande fantasia e immaginazione, infatti due scienziati dell’Harward-Smithsonian Center for Astrophysics e del Darmouth College negli Stati Uniti hanno costruito una dettagliata mappa tridimensionale di Cassiopea A. Ma per studiarne al meglio ogni sua parte, Dan Milisavljevic e Robert Fesen, si sono improvvisati “medici” e hanno sottoposto il resto della supernova ad una “Tac astronomica”.
“Siamo una specie di squadra di artificieri. Esaminiamo i resti dell’esplosione per capire che cosa è esploso e come è esploso – spiega Milisavljevic – Il nostro studio rappresenta un grande passo in avanti nella comprensione di come le stelle esplodono davvero”. Per studiare l’interno di Cas A i due scienziati si sono avvalsi della “collaborazione” del telescopo Mayall da 4 metri dell’Osservatorio Nazionale di Kitt Peak, in Arizona, riuscendo così a creare una mappa 3D della nebulosa. “La nostra mappa tridimensionale è un panorama raro sull’interno di una stella esplosa”, ha aggiunto Milisavljevic spiegando che sono riusciti ad individuare una mezza dozzina di cavità interne che fanno assomigliare la nebulosa ad una spugna. Due di queste, quelle più definite, hanno un diametro di 3 e 6 anni luce.