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Beata Vincenza Maria Poloni, Fondatrice delle Sorelle della Misericordia di Verona

Beata Vincenza Maria Poloni, Fondatrice delle Sorelle della Misericordia di Verona. Verona, 26/01/1802 – Verona, 11/11/1855. Vincenza Maria Poloni è l’ultima di dodici fratelli, dei quali ben nove muoiono in tenera età. Cresce in un ambiente familiare ricco di fede cristiana e impregnato di carità verso i bisognosi: il padre, che gestisce una drogheria, appartiene alla Fratellanza, un’associazione che sostiene la fascia più debole della città.

Avvenimenti

• Nel 1822, alla morte improvvisa del padre, si mette sotto la direzione del futuro beato Steeb, che un giorno le dice, con chiarezza, che il Signore la vuole fondatrice di un Istituto suore dedite all’assistenza dei malati e di non preoccuparsi di nessuna difficoltà, perché a Dio nulla è impossibile.

• Nel 1836, durante una violenta epidemia di colera, mette a rischio la sua vita per assistere senza risparmiarsi, gli infetti.

Il 12 novembre 1840 deve fuggire di casa, vista la grande opposizione da parte dei familiari alla sua vocazione religiosa: contano su di lei per il negozio di drogheria nella famosa piazza delle Erbe, per il podere e per la filanda. Si trasferisce, con tre compagne, presso il Pio Rico vero per assistere con grande dedizione i malati e gli anziani.

• Si aggiungono altre compagne: acquistano una casa e ottengono le autorizzazioni govenartive (1847) e canoniche (1848).

Il 10 settembre 1848 emette i voti insieme a dodici compagne: prende ufficialmente vita l’Istituto delle Sorelle della Misericordia di Verona.

• Quando non può più tenere nascosta una tumefazione mammaria (cancro al seno), ne parla con Carlo Steeb, che le consiglia di interpellare il medico. Si sottopone a un intervento chirurgico senza anestesia: Vincenza, stringendo il crocifisso, sopporta gli atroci dolori senza alcun lamento.

• Ha la gioia, prima di morire, di vedere che la sua Congregazione si sviluppa anche fuori Verona: a Cologna Veneta, Montagnana, Zevio, Este e Monselice.

Aneddoti

• Dice più volte che sarà don Carlo Steeb, di ventinove anni più anziano, a chiuderle gli chi: così avverrà.

• In punto di morte si fa portare le vesti più usate e fra queste sceglie le più logore: vuole che dopo morta venga vestita con queste. Desidera che la sua salma sia vestita da due suore tra lume venute perché, conoscendola da poco, sentano meno il dolore per la sua scomparsa.

Personalità

E’ eccezionale nella sua capacità di controllo emotivo, sa nascondere dolori, preoccupazioni e dispiaceri per non far soffrire le sue suore e per poter presentare la sua croce intatta davanti al Signore. Equilibrio, uguaglianza di umore, precisione ed esattezza in ogni sua azione, anche quando i problemi da risolvere sono complessi e intricati.

Spiritualità

Ricerca costante della volontà divina. Amore all’Eucaristia. Con l’esempio della sua vita e con i suoi insegnamenti guida le sue suore alla santità, nei quindici anni che dirige la Congregazione da lei fondata. E’ la prima ad addossarsi le incombenze più pesanti e sgradevoli. Grande devozione all’Addolorata, ai Sacratissimi Cuori di Gesù e di Maria e a san Vincenzo de Paoli (a cui Carlo Steeb si ispira nel dettare la Regola della Congregazione).

Morte

Rendendosi conto della morte ormai vicina, chiede l’Unzione degli infermi. Fa chiamare intorno al suo letto tutte le suore presenti nella casa madre e lascia questo testamento, considerato la “magna carta” per la vitalità della Congregazione: «Fra pochi momenti io partirò da questo mondo per andarmene davanti a Dio. Un solo ricordo vi lascio, e questo è la carità tra di voi, Sorelle! Amatevi una con l’altra, avvisatevi caritatevolmente ma non accusatevi. Che nessuna di voi passi un’ora sola con qualche piccolo rancore, ma subito riconciliatevi. Mie care figlie! Ricordatevi che fino a che durerà la carità l’Istituto si manterrà in piedi, ma se questa (che Dio ce ne guardi) venisse a mancare, è certo che non sussisterà». Fa chiamare una suora, a cui pensa aver fatto un piccolo torto, per chiederle perdono. Anche se le sue condizioni non sembrano gravissime, vuole che venga chiamato padre Steeb, che le da l’assoluzione e recita le preghiere degli agonizzanti. Poco dopo, benedicendo le sue figlie, rende l’anima a Dio: sono le ore 9:00 di domenica 11 novembre 1855. Viene beatificata nel 2008.

Tratto dal libro “I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi

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