Oggi il turismo religioso torna a suscitare attenzione perché a livello globale, nonostante la battuta d’arresto dovuta alla pandemia, i numeri descrivono un fenomeno in grande crescita, che è visto come opportunità di sviluppo locale particolarmente delle aree interne in grado di intercettare la domanda di viaggiatori spinti da motivazioni in qualche modo legate al senso religioso. Si tratta di pellegrini o di turisti definiti dagli esperti “pluridimensionali”, alla ricerca di esperienze legate alla tradizione cattolica nella sua pluralità di forme o vagamente religiose, abbinate a pratiche spirituali solitarie o orientaleggianti, connesse con la frequentazione di beni artistico-architettonici a carattere religioso, ma anche di musei etnografici e archeologici o di trattorie che servono cibi tipici.
La Chiesa in un contesto culturale di perdita di identità è chiamata ad accompagnare questi pellegrini o turisti con gesti di accoglienza e di dialogo, per dare spazio a momenti di amicizia e di festa facendo riscoprire le proprie radici. Il turismo religioso di oggi vuole valorizzare i vari territori trasformandoli in luoghi ospitali e significativi che si fanno laboratori di senso e di relazioni che avviano processi di possibilità nuove per alimentare la vita di desideri autentici e di speranza concreta. Valorizzare un luogo significa aiutarlo a scoprire ed esprimere tutte le potenzialità di luce che porta compresse nella sua identità e nelle sue memorie e prospettive, aperte ad un futuro di speranza. Si tratta di prendere tutto il patrimonio culturale materiale e immateriale per farne dono all’ospite.
La Chiesa, in una prospettiva pastorale, considera il turismo religioso una concreta possibilità di annuncio e trasmissione della fede; un’opportunità per l’uomo di ricerca di senso su sentieri privilegiati e riscoperti di spiritualità profonda; una riscoperta delle radici in un contesto culturale di perdita di identità; un’opportunità per attivare “itinera stuporis”, percorsi di vita buona, per introdurre le donne e gli uomini del terzo millennio all’arte vitale dello stupore ed alimentare la vita di desideri autentici di bellezza, di ricerca del bene comune, di solidarietà e di speranza; un laboratorio di creatività pastorale e di opportunità lavorativa soprattutto per i giovani, per renderli protagonisti del loro territorio e della loro storia; via per poter giungere al cuore umano e far risplendere in esso la verità e la bontà del Cristo Risorto, l’uomo perfetto e completo.
I cammini religiosi in Sicilia rappresentano un segmento turistico importante, che intende favorire significativi flussi di pellegrini verso santuari da sempre meta di pellegrinaggi devozionali, non sempre conosciuti o valorizzati. In questi ultimi anni le esperienze di alcune diocesi, di comunità parrocchiali, di associazioni ecclesiali o turistiche, hanno dato vita a percorsi tematici in diverse parti dell’isola ispirati ai vari santuari mariani o alla memoria dei santi minori venerati nei comuni siciliani. Tra questi: i monaci basiliani san Silvestro da Troina, san Teoctisto di Caccamo e san Leoluca da Corleone, gli anacoreti San Corrado Confalonieri e il beato Guglielmo da Noto, i cappuccini San Felice da Nicosia e san Bernardo da Corleone, al quale si ispirò il Manzoni nel delineare la figura di Fra Cristoforo.
Le “Vie Sacre” sono dei cammini che presuppongono un tema sacro ed una pratica escursionistica e si presentano come occasione di crescita umana e spirituale che valorizza il territorio e le tradizioni delle comunità locali. Le diocesi siciliane vogliono offrire nuove prospettive all’esperienza turistica in un periodo drammaticamente segnato da emergenze sanitarie e crisi economiche, per pensare al viaggio come ad un’occasione di cambiamento, soprattutto culturale e spirituale.
E’ un patrimonio immateriale immenso quello che la Comunità cristiana ha ereditato. Tra questo patrimonio immateriale un posto primario occupa di sicuro la celebrazione sacramentale ma anche la pietà popolare con: tradizioni e feste secolari che chiedono di essere ascoltate e ben valorizzate per evitare il rischio che siano ridotte a folklore. Bisogna valorizzare le opere dell’arte e dell’architettura prodotte nei secoli su iniziativa ecclesiale nascono a partire dalla fede nell’Incarnazione del Verbo di Dio e sono frutto di tale fede. E’ nostro dovere narrare e trasferire contenuti che integrino e amplino il messaggio evangelico, per la costruzione di un nuovo umanesimo.