Malgrado siamo passati trentadue anni ho ancora un ricordo tremendo della strage di via d’Amelio. Abitavo abbastanza vicino e quando, insieme ai ragazzi della scorta, abbiamo sentito l’esplosione e visto una grande nuvola di fumo, ci è venuto d’istinto di andare a vedere ciò che era successo. Quando siamo arrivati sul posto abbiamo assistito ad uno scenario spaventoso. Guardando a terra, ho riconosciuto il corpo Paolo Borsellino, mio fraterno amico e bravissimo collega. Da quel momento, ho subito un grande trauma e i miei ricordi sono confusi in quanto non ero più me stesso, fisicamente presente ma profondamente ferito da ciò che avevo visto.
Le stragi del 1992 hanno toccato la sensibilità di moltissime persone e c’è stata una presa di coscienza di buona parte dell’opinione pubblica in merito alla gravità del fenomeno mafioso. Quella sorta di indifferenza che accompagnava la percezione della mafia, da quel momento, è venuta meno ed ha determinato la consapevolezza di quanto sia tremenda. Dal punto di vista repressivo poi, bisogna riconoscere che lo Stato ha raggiunto dei risultati che, fino a qualche tempo prima, erano inimmaginabili. La risposta giudiziaria, nei confronti della criminalità organizzata, già da allora, è cresciuta.
C’è però ancora molto da fare, la mafia non è scomparsa ma, sicuramente, non gode di buona salute. Ha ricevuto molti colpi e non bisogna commettere l’errore di sottovalutarla ma, a mio parere, in termini di forza, non è paragonabile a quella degli anni Settanta e Ottanta. È presente e bisogna combatterla senza tregua, ma è un fenomeno indebolito. A tal proposito credo che, ad oggi, la forma di criminalità organizzata più vitale in Italia, sia la ‘ndrangheta.
Il contrasto alla criminalità organizzata deve passare attraverso la diffusione della cultura della legalità, in ogni ambito della società, ma soprattutto tra i più giovani. Dobbiamo aiutare i giovani a capire quanto, la qualità della vita democratica, sia legata al rispetto delle regole da parte di tutti i cittadini. Questo percorso non è né breve né facile però, dobbiamo puntare a una formazione delle coscienze e delle sensibilità di coloro che saranno gli adulti di domani in riguardo alla straordinaria importanza della legalità.
Purtroppo, in Italia, ad oggi, la diffusione dell’illegalità, è uno dei più grandi problemi. Basti pensare alle cifre dell’evasione fiscale, della corruzione e ai fatturati enormi della criminalità organizzata. Contrastare questo fenomeno permetterebbe di avere un’economia più vivace e, probabilmente, un debito pubblico non enorme come quello che attualmente abbiamo. La diffusione dell’illegalità è intollerabile e, ognuno di noi, deve fare la sua parte.
La vita democratica implica il rispetto delle regole da parte di tutti e, su questo si fonda la base di ogni società. Lo ripeto spesso ai giovani che incontro spesso in qualità di vicepresidente della Fondazione Falcone, una realtà molto impegnata nelle scuole e le università di tutta Italia attraverso opere di sensibilizzazione sul tema della legalità. È importante contrastare coloro che non rispettano le regole: questa è la grande scommessa da mettere in campo per dare un futuro migliore al nostro Paese.