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Salvare la vita estinguendola: l’ossimoro della vasectomia climatica

L’equilibrio della natura e dell’ecosistema dovrebbero partire da un equilibrio interiore e nel saper discernere fra azioni sensate e insensate

La “vasectomia climatica” consiste nel ricorso, di molti uomini, alla sterilizzazione e alla rinuncia di avere figli, poiché preoccupati, in questi ultimi anni, della sopravvivenza, della pandemia e, soprattutto, della crisi climatica mondiale. In tal modo, l’ambiente sarebbe salvo, evitando l’emissione di anidride carbonica prodotta da una nuova vita.

La vasectomia è un metodo di contraccezione chirurgica che avviene attraverso la chiusura dei dotti deferenti, impedendo, in tal modo, la fecondazione dell’ovulo. L’intervento può essere effettuato in ambulatorio e anche attraverso il Sistema Sanitario Pubblico, con modalità differenti fra le varie Regioni. A livello normativo, la legge 194 del 22 maggio 1978 (Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza) ha eliminato il divieto alla sterilizzazione.

Per l’Oms e Planned Parenthood (affiliata alla Federazione Internazionale genitorialità pianificata), la vasectomia è il metodo più efficace e meno costoso di contraccezione, per questo sono i promotori, dal 2013, della Giornata mondiale della vasectomia (13 novembre di ogni anno). Il 13 novembre è anche la giornata mondiale della gentilezza. Non a caso, chi ha pubblicizzato la vasectomia, in quei giorni ha usato espressioni di gentilezza e generosità, da parte del maschio nei confronti della natura, delle donne e contro le limitazioni di alcuni Paesi all’aborto. In quest’ottica di eugenetica di ritorno, qualcuno si batte per introdurre la voce “inquinamento da nascita di bambino”. Le iniziative sono state sostenute, poi, da The Guardian, ABC, Washington Post e dal puntuale ambiente hollywoodiano che ne reclamava una legge specifica.

La soluzione per il problema dell’ambiente non passerebbe, quindi, secondo tali fonti “spassionate, illuminate e lungimiranti”, attraverso la fine della deforestazione, dell’urbanizzazione selvaggia e la riduzione dell’inquinamento automobilistico, bensì per la rinuncia a essere padre o avere altri figli. L’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) considera l’incidenza delle forme di inquinamento: riscaldamento 38%, allevamenti intensivi degli animali 15,1%, industria 11,1%, automobilistico 9%. Fra le attività più inquinanti sul pianeta non ci sarebbe, dunque, quella di un neonato. Per alcuni persuasori moderni, dalla facile presa, la contraccezione maschile (e femminile) è libertà, eppure, il filosofo tedesco Kant, ricordava, nel 1790, come la natura stessa, senza l’essere umano, sarebbe rimasta solo una landa deserta. Soltanto l’uomo era il fine ultimo della natura, scopo finale della Creazione, quello che donava senso alla natura affinché si realizzasse il regno della libertà, voluto da Dio.

La vita è un dono di Dio che l’uomo, ognuno diverso e irripetibile, ha la gioia e l’impegno di salvaguardare e rispettare. Dio dona la vita all’essere umano che non è padrone assoluto della stessa né di quella altruiLa persona, in quanto tale, ha diritto al rispetto assoluto e alla tutela della sua vita in ogni aspetto.

Il sito mypersonaltrainer.it (“Informazioni scientifiche per raggiungere, mantenere e vivere al meglio il proprio benessere”), al link https://www.my-personaltrainer.it/salute-benessere/vasectomia-climatica.html scrive “Uno studio del 2017 pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Reserch Letters, infatti, aveva già ipotizzato che l’azione più efficace che una persona possa compiere per aiutare il pianeta a rimanere, o meglio tornare, in salute, non è fare la raccolta differenziata o usare l’auto il meno possibile, bensì mettere al mondo meno bambini. Nello specifico, secondo i ricercatori avere un figlio in meno ridurrebbe di 58 tonnellate all’anno le emissioni di CO2. […] Secondo alcune stime sarebbero tra i 42 e i 60 milioni gli uomini sterilizzati, anche se non è chiaro quanto la salvaguardia del Pianeta sia prioritaria come motivazione”. Si riportano i dati inerenti la clinica del dottor Nick Demediuk “Il medico, infatti, nota un abbassamento anagrafico delle persone che si rivolgono a lui e stima che circa 200 dei 4.000 pazienti che la sua clinica vede ogni anno siano uomini più giovani e senza figli. Nel loro caso le motivazioni ambientali pesano visto che pare che circa 130 abbiano affermato di voler ricorrere a questa opzione proprio alla luce della crisi ambientale in atto. Una tendenza confermata anche da un sondaggio del Social Science Research Network, dal quale è emerso che il 39% dei diecimila intervistati appartenenti alla Generazione Z si dichiara esitante di fronte alla procreazione per paura dell’apocalisse climatica”. Il numero degli uomini che ricorrono alla vasectomia è in aumento.

Così la Congregazione per la Dottrina della Fede il 13 marzo 1975 “Né può essere invocata disposizione alcuna della pubblica autorità, che cercasse di imporre la sterilizzazione diretta come necessaria al bene comune, poiché siffatta sterilizzazione intacca la dignità e la inviolabilità della persona umana”.

San Giovanni Paolo II, nel 1981, già affermava “La Chiesa condanna come grave offesa alla dignità umana e della giustizia tutte quelle attività dei governi o di altre autorità pubbliche, che tentano di limitare in qualsiasi modo la libertà dei coniugi nel decidere dei figli. Di conseguenza qualsiasi violenza esercitata da tali autorità in favore della contraccezione e persino della sterilizzazione e dell’aborto procurato è del tutto da condannare e da respingere con forza. Allo stesso modo è da esecrare come gravemente ingiusto il fatto che nelle relazioni internazionali l’aiuto economico concesso per la promozione dei popoli venga condizionato a programmi di contraccezione, sterilizzazione e aborto procurato”.

Caritas in veritate” è l’enciclica di Papa Benedetto XVI pubblicata nel 2009. È necessario riportare un ampio estratto “Uno degli aspetti più evidenti dello sviluppo odierno è l’importanza del tema del rispetto per la vita, che non può in alcun modo essere disgiunto dalle questioni relative allo sviluppo dei popoli. Si tratta di un aspetto che negli ultimi tempi sta assumendo una rilevanza sempre maggiore, obbligandoci ad allargare i concetti di povertà e di sottosviluppo alle questioni collegate con l’accoglienza della vita, soprattutto là dove essa è in vario modo impedita. Non solo la situazione di povertà provoca ancora in molte regioni alti tassi di mortalità infantile, ma perdurano in varie parti del mondo pratiche di controllo demografico da parte dei governi, che spesso diffondono la contraccezione e giungono a imporre anche l’aborto. Nei Paesi economicamente più sviluppati, le legislazioni contrarie alla vita sono molto diffuse e hanno ormai condizionato il costume e la prassi, contribuendo a diffondere una mentalità antinatalista che spesso si cerca di trasmettere anche ad altri Stati come se fosse un progresso culturale. Alcune Organizzazioni non governative, poi, operano attivamente per la diffusione dell’aborto, promuovendo talvolta nei Paesi poveri l’adozione della pratica della sterilizzazione, anche su donne inconsapevoli. Vi è inoltre il fondato sospetto che a volte gli stessi aiuti allo sviluppo vengano collegati a determinate politiche sanitarie implicanti di fatto l’imposizione di un forte controllo delle nascite. […] L’apertura alla vita è al centro del vero sviluppo. Quando una società s’avvia verso la negazione e la soppressione della vita, finisce per non trovare più le motivazioni e le energie necessarie per adoperarsi a servizio del vero bene dell’uomo. Se si perde la sensibilità personale e sociale verso l’accoglienza di una nuova vita, anche altre forme di accoglienza utili alla vita sociale si inaridiscono. L’accoglienza della vita tempra le energie morali e rende capaci di aiuto reciproco. Coltivando l’apertura alla vita, i popoli ricchi possono comprendere meglio le necessità di quelli poveri, evitare di impiegare ingenti risorse economiche e intellettuali per soddisfare desideri egoistici tra i propri cittadini e promuovere, invece, azioni virtuose nella prospettiva di una produzione moralmente sana e solidale, nel rispetto del diritto fondamentale di ogni popolo e di ogni persona alla vita”.

Papa Francesco, nella sua prima udienza generale di quest’anno, il 5 gennaio scorso ha dichiarato “Oggi la gente non vuole avere figli, almeno uno. E sono tante le coppie che non vogliono. Ma hanno due cani, due gatti. Sì, cani e gatti occupano il posto dei figli”.

“Sterilizzazione” è un termine sempre più di moda, in origine riferito agli animali domestici. Si aspira alla nobile difesa della vita (della natura umana, animale e vegetale) rispondendo con il negarla a priori: questo è il delirante controsenso che si sta sviluppando in alcuni uomini. L’equilibrio della natura e dell’ecosistema dovrebbero partire, innanzitutto, da un equilibrio interiore e nel saper discernere, con la propria testa, fra azioni sensate e insensate.

L’individuo, convinto di aver effettuato, progredendo, una crescita culturale completa, ha sicuramente aumentato il bagaglio conoscitivo e nozionistico ma ha finito col perdere la capacità di critica, del dubbio, di saper contestualizzare, discernere e credere.

Sembrano tornare i “fantasmi” di alcune eresie dimenticate e spazzate via dal tempo, dalla ragione e dalla fede, tra cui, a esempio i catari e la loro visione negativa del corpo da risolvere attraverso la rinuncia alla procreazione. Tale privazione, risulta una “comodità” del catarismo moderno e di altre sette simili, in cui la coppia, fedele alla nuova ideologia della libertà a ogni costo, non vuole essere frenata da pargoli frignanti; in più, assodato il nuovo mantra, in versione new age, della relazione sentimentale a tempo determinato e di natura variabile, è più opportuno evitare figli sparsi per il mondo.

L’uomo, con la sua presenza, è stato demonizzato come il distruttore finale della natura. Per questo, per alcuni convincenti “motivatori”, è sufficiente estinguere la razza umana. Per non minacciarla, se ne nega la perpetuazioneL’uomo libero, emancipato, creatore del proprio destino, homo faber, dionisiaco e redentore di se stesso, edonista, superuomo, sufficientemente etico e green, castra il proprio fisico in ragione del proprio “intelletto” accresciuto. Solo questo basta…

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