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Covid, la variante inglese che spaventa l’Europa

Sulla variante inglese del coronavirus si sta cercando di dare una risposta coordinata, poiché nelle prime ore della notizia a macchia di leopardo si è cominciato a chiudere gli spazi aerei. E per evitare che ognuno andasse in maniera isolata, è stata convocata d’urgenza una riunione per coordinare la risposta. E il flight ban è la prima misura su cui si ragiona. Il punto è coordinarla ed eventualmente estenderla a tutti i Paesi. Non è così semplice. Alcuni Paesi potrebbero avere interessi od opporsi a questa idea, anche sul tavolo dei 27 ci sono le figure più competenti per la sanità di rispettivi Stati. E si trovano un documento dell’Ecdc che mostra come nella zona sud-est del Regno Unito, il Kent, ci sia stata un’impennata negli ultimi due mesi e mezzo, che fa pensare a una maggiore esponenzialità del virus, che ha delle differenze rispetto a quella precedente. C’è un campione, fermo al 16 dicembre, che mostra un’impennata molto consistente.

Questo è un problema in termini di diffusione ma soprattutto sottolinea un paio di aspetti inquietanti. Lasciando da parte per un attimo il vaccino, probabilmente la variazione del virus potrebbe portare a una verifica sugli attuali sistemi di test e tamponi, per capire se utili a tracciare anche questa variante del Covid. E questo getta un punto interrogativo su quello che sta succedendo, perché una serie di persone potrebbero essersi sottoposte a test per viaggiare nelle ultime settimane e, se dovessero essere soggetti a quel tipo di virus, magari non tutti i tamponi potrebbero essere in grado di tracciarlo. L’invito che fa l’Ecdc è di verificare se gli attuali sistemi di tracciamento siano efficaci.

Sul tema dello stop ai voli, da un lato si fermano ma dev’essere consequenziale allo stop dei treni, come avvenuto in alcuni Paesi europei. Per esempio nelle grandi capitali del Nord Europa, è molto più frequente il treno. Poi c’è il tema delle merci e dello spostamento terrestre. E come spesso capita, non basta bloccare gli spostamenti diretti, poiché ci sono anche quelli intermedi. In qualche modo, l’Europa che pensava di dover salutare l’approvazione del vaccino da parte dell’Ema, si trova a fare quasi un passo indietro.

Allo stato attuale, l’agenzia europea della prevenzione dice che non ci sono i elementi sufficienti per affermare che questi vaccini non siano compatibili con questo tipo di virus. Ma andrà capito se riesce a esserlo. Stiamo dando il via libera a un vaccino testato su un’altra variante. Ora, viene teoricamente stabilito che la mutazione sarebbe più contagiosa ma non più letale. E getta un’incognita a questo vaccino, che già rappresenta un’eccezionalità per la rapidità dell’ottenimento. L’Europa, che pensava di poter congelare la situazione per il periodo delle feste, si trova a dover monitorare questo aspetto, con tutte le variabili del caso. Anche perché, per quanto sia stato individuato, le persone si sono già spostate. Le prossime giornate saranno caratterizzate dal tracciamento di questa nuova variante e speriamo che gli strumenti sanitari riescano a tenere conto anche di questo. Di certo complica molto il lavoro.

Per quanto riguarda le risorse, la questione non è da sottovalutare. Se si dovesse capire che, a macchia di leopardo, abbiamo casi di questo tipo in tutta Europa, si dovrebbero prendere determinate posizioni. Se quello attuale diventa un problema collaterale alla situazione generale, è chiaro che il tutto si complicherebbe. I piani attuali sono stati considerati per quel tipo di virus e quei contagi. Gran parte delle misure sono legate ad abbassare le curve di contagio e un’impennata di questo tipo dovrebbe potenziare gli sforzi. La vera incognita è sulla letalità: se è solo più contagioso è un discorso. In caso contrario, per l’Europa bisognerà mettersi al tavolo e capire come fare, anche per evitare gli errori del passato.

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