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Alta tensione in Oriente, Usa: “Uccisi 94 miliziani Isis dalla Moab”

Sarebbero 94, stando ai numeri diramati dal presidente Usa, Donald Trump, i miliziani dell’Isis uccisi dalla testata Moab (Massive ordinance air blast bomb), sganciata sul distretto di Achin, nella provincia di Nangarhar, in Afghanistan. “Sono molto orgoglioso dei nostri militari”, è stato il commento del Tycoon, il quale ha definito lo sganciamento dell’ordigno “un’altra missione di successo”. E, mentre la tensione fra Stati Uniti e Corea del Nord sale, il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, ha fatto sapere che nell’attacco ad essere colpiti sono stati “tunnel e grotte usate dai miliziani dell’Isis”, specificando come “siano state prese tutte le precauzioni per evitare vittime civili e danni collaterali”.

Amaq: “Nessun morto del Califfato”

La cifra inizialmente riferita da Washington parlava di 82 militanti del sedicente Stato islamico periti dopo il lancio della Moab effettuato da un C130 americano il quale, secondo quanto riportato dagli Usa, avrebbe ucciso anche alcuni leader Daesh, nello specifico quattro comandanti dell’organizzazione guidata dal “Califfo” Abu Bakr al-Baghdadi. La risposta del califfato non si è fatta attendere ed è giunta per bocca dell’agenzia “Amaq”, la quale avrebbe riferito che nessun miliziano dell’Isis sarebbe rimasto ucciso dall’esplosione della “mother of all bombs”.

I media russi: “Nostra la bomba più potente”

A poco più di 24 ore dalla deflagrazione di quella che è stata definita la più potente testata del mondo, la “guerra” delle cifre si è già spostata anche sul fronte russo. I media del Paese, infatti, nella giornata di ieri, hanno rivendicato come proprio il “record” in fatto di potenza di bombe non nucleari, definendo il cosiddetto ordigno “Father of all bombs” come il più devastante. Il progetto di tale testata risale al 2007, quindi successivo alla Moab, ed è stata predisposta al contenimento di 44 tonnellate di tritolo (la capacità della bomba americana è di 11), come riferito dal “Moscow Time”, anche se, almeno finora, non è mai stata utilizzata in contesti bellici effettivi.

Tensione Corea, l’allarme di Mosca e Pechino

Una pericolosissima “gara” all’ordigno più potente, quindi, che nel contesto contemporaneo spaventa non poco. Con la “dimostrazione” di forza della Moab, infatti, gli Stati Uniti hanno lanciato indirettamente un avviso anche alla bellicosa Corea del Nord, attualmente il fronte più ad alta tensione. Il dittatore Kim Jong-Un ha infatti ribadito che il suo Paese è pronto a una guerra nucleare, allestendo l’ennesima parata con tanto di sfilata di missili intercontinentali. L’incubo di una guerra totale che, per lunghi anni, ha accompagnato l’umanità durante la Guerra fredda, sembra improvvisamente palesarsi di nuovo, in modo ancora più inquietante. Dal Cremlino invitano alla calma, con il portavoce Dimitri Peskov che ha raccomandato i vari Paesi, secondo quanto riportato dalla “Tass”, ad astenersi da atti provocatori: “E’ con grande preoccupazione che stiamo guardando l’escalation delle tensioni nella penisola coreana: invitiamo tutti i paesi a dar prova di moderazione e ammoniamo contro qualsiasi azione che potrebbe portare a misure provocatorie”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche la Cina che, attraverso la voce del ministro degli Esteri Wang Yi, ha invitato “tutte le parti a smettere di provocare e minacciarsi a vicenda e a non permettere che la situazione diventi irreparabile e fuori controllo”, precisando che in un’eventuale guerra fra Stati Uniti e Corea del Nord, “non vi sarebbero vincitori”.

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