Allarme Unhcr. La gestione crisi umanitaria è oggi “estremamente complicata: pochi soldi, sempre meno. Non solo per gli investimenti necessari all’integrazione ma a monte, per tutto quello che si deve fare prima. E’ finanziato in maniera largamente insufficiente. E penso rimarranno paradossalmente bassi. Bisognerebbe investire di più”, ha sottolineato Filippo Grandi. L’alto commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati è intervenuto alla prima Csr Conference di Mediobanca. “C’è un’estrema incertezza. Viviamo in un mondo multipolare dove prevedere le crisi diventa molto difficile e gestirle quasi impossibile. Gli strumenti che abbiamo oggi per affrontare dal punto vista umanitario, non dico politico, le crisi sono largamente insufficienti”. Qui si inserisce un elemento nuovo. E cioè il nuovo ruolo che i privati stanno assumendo al fianco delle Ong: “Il privato non è solo filantropia ma partner di organizzazioni come la nostra. Può portare modelli business, tecnologia, studi“, ricorda Grandi portando l’esempio di Mediobanca. Intanto un milione di rifugiati siriani potrebbero rientrare in Siria nella prima metà del 2025, ovvero entro il prossimo mese di giugno. E’ la stima dell’Unhcr, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei rifugiati, dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad. “Abbiamo previsto che tra gennaio e giugno 2025 circa un milione di siriani faranno ritorno“, ha dichiarato Rema Jamous Imseis, direttrice per il Medio Oriente e il Nord Africa dell’Unhcr, nel corso di una conferenza stampa a Ginevra.
Emergenza Unhcr
Si tratta di ingenti flussi migratori che riguardano anche l’Italia. Sono 2.780 le persone sbarcate sulle coste italiane nel mese di dicembre 2024. Il dato mostra un calo del 66% rispetto al mese precedente (8.124). Da gennaio 2024 sono stati registrati oltre 66.300 arrivi, una diminuzione del 58% rispetto al 2023. Rispettivamente: 2.258 (gennaio), 2.301 (febbraio), 6.857 (marzo), 4.721 (aprile), 4.976 (maggio), 4.902 (giugno), 7.465 (luglio), 8.526 (agosto), 7.685 (settembre), 5.722 (ottobre). Secondo l’Unhcr. Le persone arrivate sulle coste italiane a dicembre sono partite da Libia, Tunisia e Turchia. La Libia è stata anche questo mese il primo Paese di partenza, con circa l’89% di tutti gli arrivi via mare in Italia. Circa il 71% delle persone arrivate a dicembre sono sbarcate a Lampedusa. Altri porti di sbarco includono Ravenna, Pozzallo, Ortona, Reggio di Calabria, Porto Empedocle, Taranto e Ancona. Da inizio 2024, le nazionalità di origine prevalenti sono state Bangladesh (21%), Siria (19%), Tunisia (12%), Egitto (6%), Guinea (5%), Pakistan (5%). Sudan (3%), Eritrea (3%), Mali (3%) e Gambia (2%). Più di 115.000 persone sono tornate in Siria da Paesi come la Turchia, la Giordania e il Libano dall’8 dicembre scorso, giorno della caduta del regime di Assad.
Appello Unhcr
“Almeno 70 persone risultano disperse in base alle testimonianze raccolte dal nostro staff su due naufragi avvenuti nel mese di dicembre. Nel primo dei due incidenti in mare, una bambina ivoriana sembra essere l’unica sopravvissuta di un naufragio che conta circa 45 dispersi. La barca di ferro, partita da Sfax (Tunisia) nella notte fra l’8 e il 9 dicembre, si sarebbe capovolta per le onde alte. Il secondo incidente si è verificato l’ultimo giorno dell’anno e 7 superstiti, fra cui un bambino che ha perso la mamma, sono stati condotti in salvo a Lampedusa dopo che l’imbarcazione su cui viaggiavano circa 30 persone si è trovata in difficoltà poche ore dopo la partenza da Zuwara (Libia)”. L’Unhcr rinnova il suo appello alla collaborazione per rafforzare i meccanismi di ricerca e soccorso in mare. E per promuovere un più ampio accesso a percorsi sicuri e regolari nell’Unione Europea per le persone in cerca di protezione internazionale. La mappa globale include i disordini post-elettorali che in Mozambico hanno costretto migliaia di persone a fuggire dalle loro case. In Malawi, l’Unhcr e il governo hanno identificato circa 2.000 persone che hanno attraversato il Paese nell’ultima settimana. Nel vicino Eswatini sono arrivate altre 1.000 persone. Tra i nuovi arrivati ci sono rifugiati e richiedenti asilo di varie nazionalità che vivevano in Mozambico. L’Unhcr esprime preoccupazione per l’intensificarsi degli spostamenti e il loro impatto sulle popolazioni colpite.
Grave crisi
“Siamo profondamente allarmati per l’attuale situazione in Mozambico, dove l’escalation di violenza ha costretto migliaia di persone a fuggire. Rifugiati e civili stanno affrontando rischi immensi, perdendo i loro mezzi di sostentamento e facendo affidamento sull’assistenza umanitaria. Siamo grati per la generosità del Malawi e dell’Eswatini, ma un sostegno immediato è fondamentale per affrontare l’aggravarsi della crisi e prevenire ulteriori sofferenze”, ha dichiarato Chansa Kapaya, direttore regionale dell’Unhcr per l’Africa meridionale. In Malawi, le persone fuggite dal Mozambico hanno detto di essere scampate agli attacchi e ai saccheggi nei loro villaggi. Molti hanno percorso lunghe distanze. E hanno attraversato il fiume Shire a piedi o con piccole imbarcazioni per raggiungere la sicurezza. Tra loro ci sono donne incinte, anziani e bambini che hanno avuto poco cibo da mangiare. L’Unhcr ha fornito rapidamente tende, coperte e kit igienici per assistere i più vulnerabili, ma rimangono notevoli lacune nell’assistenza umanitaria. I rifugi sono sovraffollati, le strutture igieniche sono inadeguate e l’accesso al cibo e all’acqua potabile è insufficiente. In alcuni siti, oltre 1.000 persone condividono un’unica latrina, aumentando notevolmente il rischio di malattie.
Rifugiati-Africa
In Eswatini, molti dei nuovi arrivati riferiscono di aver perso negozi e attività commerciali a causa della violenza. Il centro di accoglienza per rifugiati di Malindza, originariamente progettato per 250 persone, è ora sovraffollato e ospita oltre 1.000 persone. L’Unhcr sta collaborando con le autorità locali e i partner per fornire assistenza, ma sono urgentemente necessarie ulteriori risorse per sostenere la risposta e prepararsi ad altri arrivi. Il Mozambico si sta ancora riprendendo dagli effetti devastanti del ciclone Chido, che ha colpito poche settimane fa. La situazione attuale sta ostacolando gli sforzi umanitari vitali per le comunità che hanno perso tutto durante la tempesta, mettendo a dura prova la risposta per assisterle. La situazione sia in Malawi che in Eswatini sta diventando critica, con l’aumento del numero di rifugiati e richiedenti asilo che mette a dura prova le già scarse risorse. Mentre l’Unhcr rimane impegnato a lavorare con le autorità locali e i partner per affrontare questa emergenza, la comunità internazionale deve fornire urgentemente sostegno ai Paesi ospitanti. E garantire che le popolazioni colpite ricevano l’assistenza di cui hanno disperatamente bisogno.