Il percorso dell’inclusione non è una passeggiata. E’ un cammino lungo, spesso scosceso, con salite e discese, pendenze, ampie curve. Un passo avanti – anzi, molti – vuole farlo un gruppo di appassionate e appassionati di trekking delle Marche. Il loro fine è rendere questa attività più accessibile di quanto non lo sia oggi per le persone con disabilità sensoriale, nello specifico quella visiva. In modo tale che chiunque la pratichi possa godere pienamente dell’attività fisica, del contatto con la natura e della socialità. Il mezzo è la barra direzionale, ausilio che consente alle persone non vedenti o ipovedenti di percorrere sentieri non specifici insieme a guide formate sul suo utilizzo.
Il progetto
Primi in Italia, “vogliamo introdurre tecniche sperimentate all’estero per permettere esperienze più complete e diverse dai tradizionali accompagnamenti e dai sentieri pensati per la disabilità visiva”, spiega a Interris.it Giulia Pagoni, ideatrice insieme a Michael Pellegrino di ISEEN, “e la barra direzionale consente di camminare con maggior sicurezza”. Per questo, insieme a un gruppo di sei sportivi che diventeranno guide, hanno partecipato a una settimana di formazione in Spagna. “Avere regole di comunicazione uguali per tutti fa affrontare l’escursione con maggior tranquillità”, commenta Marta Biagetti, tecnico della società sportiva Atletica Castelfidardo “Roberto Criminesi” e nel gruppo dei sei futuri accompagnatori.
Il trekking che include
Il trekking da tempo si è aperto alle persone con disabilità, anche visiva, prevedendo percorsi specifici e accompagnamenti che prevedono diverse tecniche, dal contatto fisico, con la persona non vedente che va a braccetto della guida all’affiancamento con i bastoncini per camminare. Dopo la pandemia sembra essere esplosa la passione per l’attività nella natura. “C’è stato un aumento della domanda di uscite accessibili per chi ha disabilità sensoriali, cui non è però corrisposto un incremento dell’offerta”, illustra Pagoni. “Ci sono trekking con accompagnamenti tradizionali o percorsi che possono fare da soli, ma si perde un po’ il gusto”, continua, “così abbiamo deciso di sperimentare un modo per poter andare su tutti i percorsi”. Così nasce il progetto che coinvolge, oltre all’Atletica Castelfidardo, ente promotore, il Parco naturale del Conero e il Museo tattile statale Omero, e ha ottenuto il finanziamento dalla Comunità europea.
Formazione e fiducia
Grazie a contatti spagnoli Pagoni ha conosciuto la società iberica Lobo Nòmada, specializzata nel trekking inclusivo. “In Spagna ci sono maggior sensibilità e preparazione tecnica in questo ambito”, osserva. Così la comitiva marchigiana si è recata a Oviedo per una settimana di formazione pratica sui sentieri delle Asturie. “Gruppi di tre tengono una barra, in testa la persona vedente, al centro la non vedente e in coda la terza, con disabilità visiva o meno. Tramite un codice si comunicano le manovre per indicare lo stop, il cambio di direzione, una variazione di terreno”, racconta Biagetti. “E’ uno strumento che permette di godersi il paesaggio e di descriverlo alle persone che sono con te”, aggiunge, “inoltre mostra quanto avere fiducia negli altri sia più semplice di quanto pensiamo”.
Barra è libertà
Il bastone di legno ricavato da un ramo trovato nel bosco da sempre fedele compagno e sostegno dei camminatori negli ultimi decenni si è aggiornato negli attuali bastoncini e nella barra direzionale. “Per chi ha una disabilità, la barra aiuta la proprioricezione, a muoversi con più sicurezza e dà maggior libertà”, sottolinea Pagoni. “Vogliamo far conoscere questo ausilio e insegnare a usarlo, per promuovere lo sport di base”, conclude.