Una testimonianza della centralità dell’educazione attraverso l’impegno nel volontariato. Che vita è quella di un bimbo malato e “rinchiuso” dentro un ospedale? Che vita è quella senza fratelli e sorelle, senza amici, senza scuola, senza gli altri? Che cosa si può fare per migliorarla? Da queste riflessioni è nata l’idea di creare uno spazio di vita normale per i piccoli pazienti. Spettacoli, gite, viaggi e tutto ciò che possa permettere ai bambini ricoverati nel Centro di Oncoematologia Pediatrica dell’Ospedale Salesi di Ancona, di dimenticare la loro malattia per qualche giorno, o almeno per qualche ora.
Testimonianza a In Terris
In Terris ha intervistato la studentessa Ilaria Maccari sul Patto Educativo Globale attraverso cui Papa Francesco ha ribadito un’urgenza. Quella, cioè, di “unire i nostri sforzi per realizzare un’ampia alleanza educativa finalizzata alla formazione di persone mature, in grado di ricostruire il tessuto relazionale e di creare un’umanità più fraterna, equa e solidale”. Un’alleanza “tra gli abitanti della Terra e la casa comune alla quale dobbiamo cura e rispetto”. Poiché “come segnalato da altri esperti e studi internazionali, che nonostante gli
obiettivi e le mete fissate dalle Nazioni Unite e da altre organizzazioni, e i notevoli sforzi
compiuti da alcuni paesi, l’educazione continua ad essere un ambito di disuguaglianza
per la popolazione mondiale”.
In cosa consiste per lei il Patto Educativo Globale?
“Attraverso il Patto Educativo Globale Papa Francesco ci invita ad interpretare l’educazione come un impegno comune, un modo per creare una società più giusta e solidale. Non si tratta soltanto di considerare esclusivamente l’educazione scolastica ma di costruire una comunità dove ognuno possa sentirsi accolto e valorizzato. Proprio per questo il Papa ha chiesto a famiglie, scuole, governi e religioni di collaborare, di unirsi per un’educazione che vada oltre le differenze e che superi il semplice individualismo. Che ruolo potremmo avere quindi come giovani in tutto questo? Abbiamo il diritto ma soprattutto il dovere di prendere parte a questo cambiamento, di portare avanti un’educazione che non lasci indietro nessuno e che sia simbolo di crescita. Mi piace infatti pensare all’educazione come un viaggio, un percorso all’interno del quale ognuno possa pensare al di fuori dei propri schemi, inizi a rispettare chi è diverso e soprattutto a sviluppare empatia. Come disse una volta Malala Yousafzai: ‘Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo’ e forse è proprio da qui che potremmo partire”.
Qual è il suo percorso?
“Dicono di me che sono una persona solare e gioviale, con una formazione classica e una grande passione per la comunicazione e l’arte. Attualmente studio Scienze della Comunicazione, un percorso che ho intrapreso dopo un anno di studi in Biosciences and Biotechnology, un’esperienza che mi ha arricchito e ampliato le mie prospettive. Amo la musica e suonare la chitarra, attività che ha accompagnato anche il mio percorso scoutistico. Sono attivo nel volontariato presso l’Associazione Raffaello, dove posso esprimere il mio desiderio di stare a contatto con le persone e contribuire alla comunità. Per me ogni esperienza è un’opportunità per crescere e mettere in gioco la mia energia positiva. L’educazione è la chiave interpretativa”.
Cosa intende per “educazione”?
“Educazióne, si legge dall’enciclopedia Treccani, sostantivo femminile dal latino educatio -onis; in generale, l’attività, l’opera, e anche il risultato di educare, o di educarsi, come sviluppo di facoltà e attitudini, come affinamento della sensibilità. ‘L’educazione’ è un atto di speranza” ha affermato Papa Francesco nel Patto Educativo Globale del 2019. Parlare di educazione, oggi, significa parlare di futuro; non dobbiamo vederla solo come un mezzo per ottenere un lavoro o per accumulare conoscenze di ogni tipo. In un momento in cui, nella nostra società, tutto si misura con un like o un commento aggressivo e scomposto e si è persa la bussola dei valori fondanti, l’educazione gioca un ruolo fondamentale per la costruzione del nostro essere, per provare a diventare persone di valore, non necessariamente di successo. Papa Francesco nel suo appello ci ricorda che l’educazione non dovrebbe fermarsi alle conoscenze tecniche, ma essere integrale, totalizzante per rispondere ai bisogni della persona nella sua interezza. In un mondo sempre più permeato di solitudine pur se connesso, accanto alle reti artificiali dobbiamo imparare a costruire reti di rapporti sociali e di persone, imparando ad abbattere i muri. Purtroppo le divisioni, le contrapposizioni, gli steccati sono ancora forti, ma abbiamo gli strumenti per superarli, dobbiamo solo imparare ad usarli. La scuola e l’educazione dovrebbero essere quei luoghi fisici e valoriali in cui impariamo a convivere, a rispettarci e a collaborare insieme, perché ‘nessuno cresce da solo'”.
E le agenzie educative?
“È nella scuola e poi all’università che incontriamo persone con sogni e obiettivi simili ai nostri, è lì che nascono amicizie e si creano legami. Eppure, sono evidenti le enormi difficoltà che esistono e con le quali ci confrontiamo ogni giorno; si pensi alle risorse limitate, alle disuguaglianze di accesso, alla non valorizzazione delle persone che operano al loro interno e perfino ad un sistema che a volte sembra più interessato alla burocrazia invece che concentrarsi sulla persona. Il Patto Educativo Globale ci offre una strada diversa, una possibilità per rimettere al centro i valori umani e costruire un sistema educativo inclusivo e orientato al bene comune. Papa Francesco ci esorta ad essere protagonisti e non spettatori di questo cambiamento, a sognare un mondo diverso. Un’educazione che non ha paura di affrontare temi complessi, quali la giustizia sociale, la sostenibilità e i diritti umani. Perché, alla fine, che senso ha educare senza crescere? Non siamo soli, facciamo parte di una comunità globale che può, e deve, fare la differenza. Se accettiamo questa sfida, possiamo davvero trasformare il mondo in un luogo in cui possiamo crescere insieme, rispettando noi stessi, gli altri e il nostro pianeta”.