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Charlie, si tenta il salvataggio in extremis: negli Usa pronta una terapia sperimentale

Un estremo tentativo per salvare la vita del piccolo Charlie arriva dagli Stati Uniti. Secondo quanto riportato dalla Bbc il New York-Presbyterian Hospital sarebbe pronto a inviare a Londra una terapia sperimentale per tentare di prolungare la sopravvivenza del neonato di 11 mesi. Non solo: la stessa struttura si è offerta di accogliere il bimbo qualora si risolvessero gli “ostacoli legali” che sono emersi nei giorni scorsi.

La terapia

I medici di Londra si erano già espressi in proposito affermando che qualsiasi tipo di terapia sperimentale oggi esistente non può aiutare il piccolo che continuerebbe a soffrire. I colleghi di New York stanno comunque cercando di fare pressione offrendo non solo la disponibilità ad inviare la terapia ma anche la propria consulenza diretta al centro pediatrico inglese. Prima dell’eventuale invio del protocollo di cura nel Regno Unito è necessaria comunque l’approvazione da parte dell’americana Food and Drug Administration (Fda), che vista però la grande attenzione attorno al caso dovrebbe arrivare in tempi rapidi.

“Stasera o domani”

Nelle scorse ore la mamma di Charlie, Connie, aveva lanciato un ultimo disperato appello, annunciando l’imminente distacco della spina che tiene in vita il figlio. A riferirlo era stato Piero Santantonio, presidente dell’associazione Mitocon che si occupa proprio di malattie mitocondriali come quella del piccolo. Santantonio rivolgendosi alle autorità inglesi aveva detto: “Fermatevi, il protocollo scientifico di trattamento sperimentale è pronto”. In una nota Mitocon aveva annunciato che la mamma di Charlie Gard aveva chiesto aiuto, affermando che “stasera o forse domani” sarebbero state staccate le spine al piccolo.

Il ‘no’ al Bambino Gesù

Come una doccia gelata, nei giorni scorsi, era giunto il netto “no” delle autorità britanniche al trasferimento del bambino al Bambino Gesù di Roma. L’ospedale pediatrico vaticano aveva dato la propria disponibilità ad accogliere Charlie e a curarlo.

“Lo trasferirebbero solo se noi fossimo disposti a eseguire la sentenza della Corte Suprema: quindi a non curare più il bimbo e a staccare la spina. Ovvio che a questo abbiamo risposto di no, che noi non intendiamo farlo”. Queste le parole, ieri sera, della presidente del Bambino Gesù, Mariella Enoc.

Theresa May

Dopo gli interventi di Papa Francesco e del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, un lume di speranza nelle scorse ore sembrava trasparire anche all’interno di Downing Street.

Il primo ministro britannico, Theresa May, aveva affermato intervenendo in Parlamento: “È una posizione inimmaginabile per chiunque e capisco pienamente e apprezzo che qualsiasi genitore, in queste circostanze, voglia fare tutto il possibile e tentare qualsiasi opportunità per il proprio bambino gravemente malato”. Infine, la premier ha aggiunto di essere “fiduciosa che l’ospedale Great Ormond Street abbia preso e prenderà sempre in considerazione le offerte o le nuove informazioni che sono state avanzate”.

La petizione di CitizenGo

Enorme la mobilitazione internazionale per salvare il piccolo da un destino di morte che sembra oramai imminente. Veglie, manifestazioni, lettere a personalità importanti sono giunte da ogni latitudine. In particolare l’Italia si è distinta in questo senso. La piattaforma CitizenGo Italia ha lanciato una petizione in favore di Charlie che finora ha raggiunto oltre trecentomila adesioni.

Preghiera

Oggi i genitori di Charlie hanno diffuso una loro foto all’interno della cappella del Great Ormond Street Hospital, dove si sono raccolti in preghiera. A questo punto affidarsi a Dio può sembrare l’unica strada per salvare il piccolo.

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