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Mettersi in ascolto di chi chiede aiuto: la “maratona” natalizia di Telefono amico

“Durante le festività chi è solo si sente abbandonato”, dice a Interris.it Carla, volontaria di Telefono amico Italia in occasione della non stop di ascolto di Natale, “proviamo a dare qualcosa a chi ci chiama”

Squilla il telefono, ma non è una chiamata per scambiarsi gli auguri. Il Natale, dalla Vigilia a Santo Stefano, per le volontarie e i volontari di Telefono amico Italia passerà prendendo le telefonate di chi, nei giorni di festa, avverte con maggior forza il proprio malessere, il senso di abbandono, l’acuirsi di difficoltà relazionali. Le richieste d’aiuto, che vengono prevalentemente da persone adulte, con più di 40 anni, che dicono soprattutto di sentirsi sole, sono state oltre seicento nello stesso periodo dell’anno scorso. Quest’anno – in un 2024 segnato finora da oltre 90mila contatti – il servizio di ascolto si prepara alla maratona non stop dalle 9 della mattina del 24, un’ora prima rispetto alla volta precedente, fino alla mezzanotte del 26. Al fianco, seppur non fisicamente, dei 600 volontari attivi nei 20 centri in tutta Italia, i 37 componenti di Telefono amico generation (Tag), il centro delocalizzato dell’organizzazione, che risponderanno da remoto.

I dati

Nel Natale passato i telefoni dell’associazione hanno squillato ogni sei minuti. Sono state 629 le persone che hanno sentito il bisogno di rivolgersi a qualcuno perché si sentivano sole e avevano bisogno di compagnia (31%), volevano confrontarsi su problemi esistenziali (11%) o stavano attraversando momenti difficili in famiglia. Nove su dieci hanno chiamato il numero unico nazionale 02 2327 2327, il 6% è ricorso alla chat WhatsApp Amico (324 011 7252) e il 3% alla mail Mail@mica, un servizio accessibile compilando un form anonimo sul sito dell’organizzazione. Sono stati prevalentemente gli adulti a chiedere aiuto, il 22% tra i 56 e i 65 anni, il 21% tra i 46 e 55 e il 20% 36-45.

Cura di sé

A sostegno dell’associazione e, di riflesso, di chi ad essa si rivolge, un’agendina piena di pensieri che ricordano di prendersi cura di sé stessi. L’Agenda Amica 2025 è frutto della collaborazione tra Telefono amico e la casa editrice Gruppo Albatros Il Filo. Una raccolta di considerazioni e frasi motivazionali scelti dai volontari durante l’ultima Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio, lo scorso 10 settembre, in occasione dell’iniziativa di sensibilizzazione “Non parlarne è 1 suicidio”.

L’intervista

In occasione della maratona di ascolto di questo Natale, Interris.it ha intervistato una volontaria di Telefono amico Italia, Carla. La donna ha raccontato che esperienza è quella del servizio di ascolto, che bisogni si incontrano e come la vive un volontario.

Cosa l’ha spinta a unirsi a Telefono amico?

“Fin da giovane ho sempre cercato di aiutare gli altri, di donare il mio tempo. Sono diventata una volontaria tre anni fa, quasi per caso. Su invito di un’amica sono andata a un’iniziativa in cui l’associazione illustrava i suoi servizi e mi ha colpito. Oggi è una delle cose fondamentali della mia vita, ho partecipato due volte alle non stop di ascolto di Natale e di Pasqua”.

Che esperienza è la maratona natalizia?

“Durante tutto l’anno ci sono telefonate che ti colpiscono, ma in un periodo di festa come questo incontri situazioni che ti fanno toccare il disagio in maniera ancora più palpabile. In chi ci chiama il malessere o la solitudine sono ancora più forti in questi giorni”.

Quali bisogni ha espresso chi si è rivolto a voi?

“Ho incontrato differenti fasce di età. Ci sono le persone anziane, sole in casa, che nessuno, né un parente o un vicino, va a trovare a Natale. Sentono che nessuno pensa a loro e così, in quella solitudine, scatta il senso di abbandono più totale. Per i giovani invece in età scolare, durante le festività si acuiscono i problemi che hanno con i genitori o se la scuola non è andata tanto bene si sentono ancora più a terra”.

Come vive questo servizio di ascolto?

“Mi ritengo fortunata perché so di avere delle persone intorno, per cui cerco di dare qualcosa a chi chiama. Ci sono telefonate che ti lasciano un po’ di tristezza, ma se ne concludo una con un ringraziamento allora sento di aver aiutato a stare meglio chi era dall’altra parte”.

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