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Suor Pitrella: “Uscire dalle periferie esistenziali annunciando il Vangelo”

Le speranze e le azioni di prossimità della Caritas dopo la tragedia di Scampia raccontate a Interris.it da suor Marisa Pitrella, direttrice della Caritas Diocesana di Napoli

Negli anni ’60 e ’70 del ‘900, il tentativo di risolvere l’emergenza abitativa a seguito dell’aumento della popolazione, in diverse città italiane, ha dato vita a numerosi esempi di edilizia residenziale pubblica in molte aree periferiche del Paese, le quali però in alcuni casi, a causa di diversi fattori concomitanti, sono diventate zone scarsamente integrate nel contesto urbano e prive dei servizi essenziali.

Il quartiere Scampia

Uno di questi esempi si è verificato a Napoli dove, a partire dagli anni ’70, nel quartiere Scampia, attraverso un progetto dell’architetto Franz Di Salvo, sono stati creati sette edifici di forma triangolare, da cui è derivato il nome “Le Vele”. Queste ultime intendevano ricreare il senso di vicinanza proprio dei quartieri centrali del capoluogo partenopeo ma, purtroppo, a causa di diversi fattori, l’obiettivo iniziale si è perso e, tale area urbana, è diventata oggetto di degrado nonché bersaglio della criminalità organizzata. Nel corso degli anni però, ha visto anche la realizzazione di diversi esempi virtuosi di cittadini che, agendo in prima persona, grazie all’aiuto delle istituzioni e della Chiesa, operano con grande coraggio per cambiare le politiche sociali e allontanare lo spettro della camorra.

La tragedia

“Le Vele” di Scampia, purtroppo, nei giorni scorsi, sono tornate agli albori della cronaca per il crollo di una balaustra verificatosi nell’edificio denominato “Villa Celeste”, che ha causato la morte di tre persone e il ferimento di altre tredici. Interris.it, in merito all’attuale situazione nel quartiere dopo questo grave fatto e all’opera di prossimità messa in campo dalla Caritas, ha intervistato Suor Marisa Pitrella, direttrice della Caritas Diocesana di Napoli e, da sempre, al fianco di coloro che soffrono, servendo nella Compagnia delle Figlie delle Carità.

Suor Marisa Pitrella, direttrice della Caritas Diocesana di Napoli (@ Suor Marisa Pitrella)

L’intervista

Suor Marisa, in che modo e con quali azioni, in questi anni, la Caritas Diocesana ha operato per essere prossima agli abitanti di Scampia?

“Già molti anni fa, a Scampia, è stato realizzato un centro decanale della Caritas diocesana, sia per il centro di ascolto che per il supporto alle famiglie. Una equipe forma i volontari per stare vicino a coloro che vivevano un momento di difficoltà e, da sempre, è stata messa in campo una rete di supporto, sia attraverso le parrocchie che con gli istituti di vita consacrata maschili e femminili. Qui non ci sono soltanto le ‘Vele’, ma anche i campi rom e tutta la popolazione residente quindi, da parte nostra, c’è sempre stato uno sguardo verso chi vive situazioni di povertà o fragilità in genere”.

Pochi giorni fa, il crollo di un ballatoio in un palazzo del quartiere, ha causato tre vittime e dodici feriti. Come vi siete attivati per stare vicino alla popolazione colpita? In che modo, chi lo desidera, può supportare la vostra opera?

“Durante la notte del crollo sono stati allertati i sacerdoti della zona, i consacrati e i gesuiti che erano li presenti. Intorno alle tre sono stata avvertita io stessa e, insieme al sacerdote rettore del seminario, abbiamo portato sul posto acqua fresca e pannolini per i bambini che, già da qualche ora, erano fuori dalle loro case. Siamo stati subito presenti con le comunità parrocchiali e, con il supporto della Caritas diocesana, abbiamo creato un motore di rete e di alleanza. Stanno giungendo aiuti e viveri presso la parrocchia di Maria Santissima del Buon Rimedio, il cui parroco è don Alessandro Gargiulo, che è anche il decano, affiancato dal viceparroco don Federico Scognamiglio. Essi, insieme a tutti i volontari, sono sempre disponibili per distribuire alimenti, stare accanto alle famiglie, ascoltare i loro bisogni e farsene carico per rispondere, nel miglior modo possibile, alle loro esigenze. Chi lo desidera, può fare delle donazioni attraverso il conto corrente della Caritas oppure portare beni non deperibili che possono servire ai nostri fratelli e sorelle”.

Nell’omelia pronunciata durante i funerali delle vittime del crollo, l’Arcivescovo di Napoli Mons. Domenico Battaglia, ha fatto riflettere tutti sull’importanza di “arginare il crollo sociale” nelle periferie delle nostre città. In che modo, la comunità cristiana, può agire in tal senso?

MONS: DOMENICO BATTAGLIA. Credit: VINCE PAOLO GERACE

“In questo tempo, abbiamo visto che, a Scampia, ci sono molte brave persone. Devono avere il coraggio di avere una nuova mentalità, fatta di solidarietà e di legalità e non della prepotenza e del sopruso. In qualità di comunità cristiana, dobbiamo supportare le molte belle persone che ci sono. Bisogna far si che, in quei luoghi, si facciano vivere nuovamente gli spazi affinché, i bambini e i giovani, possano avere dei posti dove stare, come ad esempio giardini, teatri e piscine. Quindi, chiediamo alle comunità che già lo fanno, di aprire ancora di più le loro parrocchie per far sì che, tutte le persone, si possano sentire accolte e trovare un ristoro. Il passo in più che può fare la Chiesa, come sottolineava don Mimmo, è quello di uscire dalle periferie esistenziali annunciando il Vangelo e dicendo che c’è un Dio che ci ama sempre. Questo annuncio va fatto a tutti: agli occupanti, ai lontani e ai giovani i quali, a volte, vivono situazioni di compromesso”.

Quali sono i suoi auspici per il futuro in riguardo a Scampia e ai suoi abitanti? In che modo, la Chiesa, attraverso il “prendersi cura” a cui Papa Francesco ci ha esortato, può contribuire a creare le condizioni per un futuro migliore in questo luogo?

“Occorre entrare in una relazione sempre più forte con le istituzioni. Ci sono due elementi essenziali per il futuro di ognuno di noi: il lavoro e la casa. Nella Genesi Dio dice: ‘prendetevi cura del Creato’ e ha dato un luogo in cui abitare. Le istituzioni e la Chiesa devono creare alleanze per trovare luoghi di lavoro e abitazioni perché, altrimenti, non ci può essere un domani sereno per queste persone. Dobbiamo fare il modo che, questi due elementi fondamentali per la vita di tutti, possano appartenere anche a coloro che stanno a Scampia, ma anche a tutti quelli che stanno vivendo un momento di fragilità, soprattutto al Sud”.

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