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Stop the War on the Children: la vita dei bambini nelle zone di conflitto

L'intervista di Interris.it a Silvia Gison (Save The Children) sul numero crescente dei minori esposti a un conflitto   

Lo scenario internazionale in cui viviamo ci mostra l’aumento dei bambini che vivono in contesti di conflitto. La loro tenera età li rende fragili e per cui prede più facili da colpire con atti che li segneranno per tutta la loro vita. Nel 2022 erano circa 468 milioni i bambini che vivevano in zone di guerra, aumentando del 2,8% rispetto all’anno precedente. Questo dato peggiora nel corso del 2023 a causa anche dello scatenarsi del conflitto israeliano-palestinese e di quello in Sudan.

Stop the War on Children

È un rapporto di Save The Children che mette in luce il numero dei bambini che vivono in terre martoriate dalla guerra e le tante violazioni che devono subire. I numeri che emergono sono solo una piccola parte, in quanto molti di questi abusi non vengono nemmeno denunciati.

L’intervista

Interris.it ha commentato quanto è emerso dal report con Silvia Gison, esperta di politiche umanitarie e conflitti armati di Save The Children che ha delineato una situazione tutt’altro che rosea e promettente.

Silvia, la situazione è molto peggiore rispetto alle vostre previsioni?

“Purtroppo sì, perché le aree in conflitto armato sono aumentate e di conseguenza è salito anche il numero dei minori che ne subiscono le conseguenze. I dati in nostro possesso infatti, parlano di un quarto della popolazione che vive sulla propria pelle la guerra, pari a due miliardi di persone. A sua volta, il trend delle grandi violazioni dei diritti dell’infanzia continua a peggiorare vertiginosamente e nel 2022 si contano circa 27.638 violazioni contro minori, il numero più alto mai registrato da quando nel 2005 si è iniziato a controllare questo dato”.

Per voi è facile identificare le aree in cui maggioramente avvengono queste violazioni?

“Assolutamente no, perché in alcuni casi e in alcune aree, dove il conflitto è anche molto cruento, l’accesso umanitario non è consentito. Questo aspetto comporta che purtroppo non si conoscano tutte le situazioni in cui i bambini subiscono violenze o soprusi e di conseguenza sia anche impossibile intervenire come invece si dovrebbe fare”.

Quali sono le violazioni più frequenti?

“Molti di questi minori vengono reclutati nelle forze e nei gruppi armati, non necessariamente in prima linea, ma con ruoli altrettanto rischiosi di supporto per eventi terroristici, per trasportare del materiale bellico, o per essere utilizzati in attacchi suicidi. Ci sono poi, i rapimenti, pratica che provoca anche altre violenze, lo stupro, le menomazioni e gli attacchi alle scuole e agli ospedali”.

Lei ha nominato i rapimenti. Se ne è parlato molto quando è iniziato il conflitto in Ucraina. Dopo quasi un anno si hanno notizie dei bambini ucraini spariti?

“Purtroppo no e questo rimane un problema gravissimo che si diffonde anche in maniera più massiccia in tanti altri Paesi del mondo. Questo silenzio nasce dalla volontà da parte della comunità internazionale di tenere nascosto un aspetto che invece noi, in quanto associazione umanitaria, per poter monitorare, denunciare ed intervenire, dovremmo conoscere. Non potendo accedere a numeri certi, Save The Children cerca comunque di assistere, anche legalmente, le famiglie dei minori che sappiamo essere stati rapiti”.

L’istruzione nei Paesi colpiti da guerre viene negata. Perché questo accanimento verso la scuola?

“Nel 2022 sono circa 6.700 i bambini che hanno perso l’accesso all’educazione, con un aumento del 74% degli attacchi a scuole e a ospedali, che non sono più da considerarsi luoghi sicuri. Nello scorso anno circa un terzo di questi attacchi nel mondo è avvenuto in Ucraina, ma abbiamo visto un aumento anche in tanti altri contesti. La motivazione per cui vengono colpite le scuole è da trovare nel fatto che chi attacca vuole distruggere il luogo in cui si cerca di costruire una normalità e dove si mettono le basi per il futuro delle nuove generazioni. I minori subiscono tutto ciò in silenzio e assistono allo sgretolarsi davanti ai propri occhi del loro diritto all’educazione, pilastro fondamentale per la crescita”.

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