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Ecco perché cresce il mercato degli schiavi

Questa piaga riduce in schiavitù molti uomini, donne e bambini con lo scopo dello sfruttamento lavorativo e sessuale, del commercio di organi, dell’accattonaggio e della delinquenza forzata”. Parole inequivocabili quelle di Papa Francesco, dure ma cariche di verità, pronunciate al termine dell'Angelus domenicale alla vigilia della Giornata mondiale contro la tratta delle persone. Un appuntamento indetto dalle Nazioni unite nel 2007 con un unico scopo: tenere accesi i riflettori sul fenomeno dello sfruttamento di uomini, donne e bambini, che sia di natura lavorativa o sessuale o anche, come ha sottolineato il Pontefice, per altre finalità lucrose legate magari agli ambienti della criminalità organizzata. Da qualunque lato lo si guardi, quello della tratta resta un crimine odioso, uno sfruttamento indiscriminato delle sofferenze altrui  volto a trarne profitto, uno dei peggiori crimini contro l'umanità che, indifferentemente, può colpire chiunque: di questi, rivela Save the Children, 10 milioni sono bambini.

Le vittime innocenti

Il Santo Padre è stato chiaro: “Anche le rotte migratorie sono spesso utilizzate da trafficanti e sfruttatori per reclutare nuove vittime della tratta”. E' proprio attraverso le migrazioni, infatti, che il racket trarrebbe buona parte del suo business, e questo è valido particolarmente per quanto riguarda la prostituzione che, stando ancora a quanto osservato da StC, coinvolge circa 1 milione di minori, vittime di sfruttamento sessuale. Un dramma sotto gli occhi del mondo occidentale, tangibile nelle strade delle grandi metropoli, dove il confronto con questa realtà è costante, eppure ancora poco contrastato, nascosto dietro un velo di assordante silenzio: “La realtà – spiega Unicef – è che i bambini sono raramente identificati come vittime di tratta. Pochi si fanno avanti per paura dei trafficanti, mancanza di informazioni sulle opzioni disponibili, diffidenza nei confronti della autorità, paura di stigmatizzazione o per la possibilità di essere rimpatriati senza nessuna tutela e un supporto materiale limitato. I bambini rifugiati, migranti e sfollati sono categorie particolarmente vulnerabili alla tratta”.

I numeri

E' anche e soprattutto per sopperire a questo risvolto tragico del fenomeno, la voce inascoltata di quanti ne sono vittime, che Papa Francesco richiama alla responsabilità di ognuno di noi sulla piaga della tratta, invitandoci “a denunciare le ingiustizie e contrastare con fermezza questo vergognoso crimine”. Del resto, i numeri continuano a essere inquietanti: quei 10 milioni di bambini costituiscono il 28% delle vittime della tratta identificate a livello mondiale. Se si analizzano singole regioni geografiche, tra le quali l'Africa subsahariana, l'America centrale e i Caraibi, i numeri salgono sensibilmente al 64% e al 62%, secondo i dati forniti da Unicef e dal Gruppo di coordinamento interagenzia contro la tratta di esseri umani (Icat). Dati sui quali anche il segretariato delle Nazioni unite ha invitato a riflettere: “La tratta di esseri umani – ha spiegato il segretario generale Antonio Guterres – è un crimine vile che si nutre di disuguaglianze, instabilità e conflitti”, grazie ai quali “i trafficanti traggono profitto dalle speranze e dalla disperazione delle persone. In questa Giornata mondiale cerchiamo di riunirci attorno alle questioni chiave di prevenzione e protezione e aumentare gli sforzi congiunti per costruire un futuro in cui questo crimine non esista”.

La questione migranti

Nel corso degli anni, si è assistito a un incremento del fenomeno il che, in buona sostanza, significa che nonostante l'avanzare degli anni e, con essi, l'evoluzione dei mezzi a disposizione dei governi, la tratta ha continuato a prosperare come risvolto occulto di fenomeni di dimensioni epocali come, appunto, le migrazioni sulla rotta mediterranea. Un tema sul quale prosegue incessante (e con soluzioni alterne) il dibattito delle potenze europee, specie con la nuova linea italiana sull'indisponibilità dei porti ad accogliere i barconi provenienti dal Nord Africa (manifestata durante il recente eurosummit di Strasburgo) e sulla sempreverde polemica con gli esponenti del gruppo di Visegrad sulla chiusura delle frontiere. Il tutto mentre il destino di quanti approdano in Europa, specie per quanto riguarda i minori non accompagnati, continua a mantenersi tutt'altro che certo: “La tratta è una minaccia estremamente concreta – ha spiegato il Direttore Generale di Unicef, Henrietta Fore – per milioni di bambini nel mondo, soprattutto per quelli che sono stati costretti a lasciare le loro case e comunità senza una protezione adeguata. Questi bambini hanno urgentemente bisogno che i governi intensifichino e mettano in atto misure per tenerli al sicuro”.

Coscienza necessaria

E' certamente sconfortante constatare che, nel 2018, siano ancora oltre 40 milioni di persone a rimanere vittime della tratta indiscriminata di esseri umani. Una situazione certamente in crescendo, considerando che, fra il 2012 e il 2016, oltre 152 milioni di bambini e ragazzi, di età compresa fra i 5 e i 17 anni, sarebbero stati coinvolti in un'altra branca del business lucroso della criminalità come il lavoro minorile. Segno evidente che, assieme al racket dello sfruttamento sessuale, la schiavitù dell'età contemporanea arriva a manifestarsi sotto le forme più disparate, lucrando sulla disperazione di chi sfida il mare in cerca di un futuro lontano dai contesti di sofferenza appena lasciati. Un aspetto della nostra società che impone una riflessione profonda sulle possibili soluzioni per porvi un argine. Unicef, da parte sua, ne propone alcune tra le quali l'incremento delle vie sicure per le migrazioni dei bambini o il rafforzamento dei sistemi di protezione sociale e per l'infanzia, come prevenzione. Espedienti ai quali è necessario fornire supporto attraverso un'informazione adeguata e costante, in grado di squarciare la coltre dell'indifferenza e rivelare i risvolti oscuri di una rete criminale che vive e agisce all'ombra della nostra quotidianità.

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