L’endorsement della cancelliera uscente, Angela Merkel, sembra aver sortito solo in parte l’effetto sperato. Alla chiusura delle urne in Germania, gli exit poll hanno da subito evidenziato un leggero vantaggio per Spd e il loro leader, Olaf Scholz, per la verità favorito già alla vigilia. L’Unione Cdu-Csu si trova a inseguire fin dalle prime battute, con proiezioni che parlano, rispettivamente, di un 26% per Scholz e un 24,5% (calo dell’8,4%) per la coalizione guidata da Armin Laschet, erede designato di Merkel. Più staccate le altre forze politiche: terzi i Verdi con il 13,9% (+5%), poi i liberali a 11,7% (+1) e l’ultradestra di Afd al 10,5% (in calo del 2,1%). Chiude Linke con il 5%, ovvero -4,2. La forchetta, al momento, dice socialdemocratici in vantaggio.
Germania, serve tempo per il futuro
In base alle prime proiezioni, quindi, Spd otterrebbe 205 seggi nel primo Bundestag del dopo Merkel, contro i 195 dell’Unione Cdu-Csu. Una situazione che pone chiaramente in vantaggio le forze guidate da Scholz ma che vede il futuro della Germania ancora incerto. Del resto era previsto. Le terze forze saranno i veri giudici del voto tedesco, a cominciare dai Verdi di Annalena Baerbock, pur in flessione costante, e dai liberali di Christian Lindner. Diranno la loro anche i lati estremi, dall’ultradestra al Linke di estrema sinistra, per il quale però è ancora in forse il superamento della soglia di sbarramento. Incroci decisivi quindi: i Verdi, coi loro plausibili 110 seggi, guidano la fila delle terze linee. Esclusa, al momento, la coalizione “bi-rossa” e verde fra Spd, Linke e appunto Verdi che, con 352 seggi, non arriverebbe alla maggioranza assoluta. Esclusa a priori l’ipotesi della Grosse Koalition, Spd potrebbe puntare sui complessi incroci con Fdp e Verdi, per la cosiddetta coalizione “semaforo”. In trattativa per il Bundestag, però, c’è anche l’Unione. E all’orizzonte potrebbe stagliarsi l’ipotesi Cdu/Csu con Fdp e Verdi. L’obiettivo, assicurano sia Scholz che Laschet, è avere un esecutivo prima di Natale.
Flop Cdu/Csu
Al di là delle coalizioni possibili, restano i freddi numeri. I quali parlano un idioma particolarmente indigesto per Cdu/Csu che, se verranno confermati i dati delle proiezioni, ovvero sotto il 25%, potrebbero incassare il peggior risultato della loro storia. Basti pensare che l’Unione non era mai andata al di sotto del 30%. Nel 2017 il risultato era stato ben diverso: 32,9% dei voti. A quanto pare i tempi sono cambiati.