Almeno 27 morti e oltre 50 i feriti degli attentati che mercoledì hanno sorpreso le regioni del Sinai. La serie di esplosioni in successione rapida hanno colpito una decina di obiettivi tra la città di Sheik Zuweid, le località di Arish e della parte egiziana di Rafah al confine con la Striscia di Gaza palestinese dove sono stati presi di mira una base militare e il vicino quartier generale della polizia ed infine un blitz anche nella redazione di un giornale governativo e in un museo.
Gli attacchi sono stati rivendicati su Twitter da un gruppo jihadista egiziano da poco ribattezzato “Stato del Sinai” che opera nella penisola in una prospettiva di alleanza con l’Isis. Giovedì mattina inoltre è stata diffusa la notizia del ritrovamento di alcuni corpi senza testa di tre uomini vicino a un villaggio del Sinai, tra le vittime un egiziano di cui era stato denunciato il rapimento pochi giorni fa.
Gli Ansār, termine arabo per indicare gli abitanti che si convertirono all’Islam, hanno diffuso la scorsa settimana un video dove mostrano la decapitazione di beduini accusati di collaborare con Israele e lunedì scorso in un filmato simile è stata ripresa l’esecuzione capitale di un ufficiale di polizia.
A dimostrazione del crescente diffondersi di gruppi jihadisti nel territorio egiiano, il sito “Youm7” ha riportato i dati del biennio 2013-2015 con un bilancio di 19 decapitazioni da parte degli affiliati allo Stato Islamico, di cui 9 eseguite nell’ultimo anno e 8 nel mese di gennaio.