Il governo giapponese conferma la morte di Haruna Yukawa, primo ostaggio nipponico nelle mani dello Stato islamico in Siria. Il video, che mostra Kenji Goto, secondo ostaggio, che tiene in mano le foto dell’esecuzione di Yukawa era stato pubblicato lo scorso 24 gennaio. In un primo momento l’esecutivo di Shinzo Abe aveva preso tempo per accertare l’autenticità del girato, ma adesso conferma, denunciando “la terribile e imperdonabile esecuzione” del proprio cittadino e ha chiesto ai terroristi di “rilasciare immediatamente Goto”.
Ma l’Isis aumenta le richieste di riscatto, a cui il governo di Tokyo ancora non ha risposto: oltre ad un pagamento di 200 milioni di dollari, vogliono ora uno scambio di prigionieri. Al posto di Kenji Goto Jogo, giornalista cristiano ancora nelle mani del gruppo islamico, andrebbe rilasciata Sajida al Rishawi, donna che aveva cercato di farsi esplodere in Giordania, paese in cui è attualmente detenuta. Il messaggio che propone lo scambio dei prigioniere è andato in onda sulla radio degli estremisti sunniti al-Bayan. Il testo dice: “Lo stato islamico ha portato a termine quello che aveva promesso – e prosegue dicendo che il secondo ostaggio vorrebbe fare – pressioni sul governo giapponese per il rilascio della nostra sorella Sajida al-Rishawi per essere liberato”.
Si stringono intorno al Paese dell’estremo oriente tutti i leader mondiali, esprimendo il proprio dolore per l’omicidio, definito da Obama “brutale” e da Cameron “barbarie”. Voce fuori dal coro il governo cinese: nonostante l’ambasciatore di Pechino in Giappone abbia espresso le proprie condoglianze, in un editoriale del Global Times – espressione del Partito Comunista – si legge: “L’omicidio di ostaggi giapponesi è più o meno il prezzo che Tokyo deve pagare per il suo sostegno a Washington”. In sostanza parla di tragedia annunciata, denunciando il sostegno nipponico agli Stati Uniti.