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Pilagatti (SAPPE): “Il 25 aprile nelle carceri italiane”

Il commento a Interris.it di Federico Pilagatti, segretario Nazionale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE), nell'78esimo della Festa della Liberazione

Noi agenti della polizia penitenziaria, il 25 aprile non viviamo un giorno di ‘liberazione’, perché siamo ancora rinchiusi nelle vecchie dinamiche e problematiche carcerarie. E in questo giorno, come per buona parte del resto dell’anno, ci sentiamo abbandonati”. E’ il commento a Interris.it di Federico Pilagatti, segretario Nazionale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE), nell’78esimo della Festa della Liberazione.

Il commento di Pilagatti (SAPPE)

“Gli ultimi giorni sono stati drammatici nel carcere di Taranto. Domenica scorsa si è suicidato un detenuto, un cinquantunenne originario di Catania e residente a Taranto, che era stato arrestato solo 24 ore prima. E’ già il sedicesimo suicidio nel penitenziario tarantino, il più affollato d’Italia. Il 42esimo detenuto morto da inizio anno per almeno una dozzina di cause, alcune delle quali ancora da accertare”.

“Lo stesso giorno un detenuto è morto d’infarto. Una morte naturale, ma il giorno prima era stato ricoverato in  ospedale e poi dimesso. La notte successiva alla dimissione è deceduto nel sonno. Quella notte c’era un solo poliziotto penitenziario a controllare tre sezioni detentive. Vale a dire 200 detenuti!”.

“E non è finita qui: ieri mattina è stata sfiorata la tragedia, come quella avvenuta per la psichiatra uccisa a Pisa a da un suo paziente. Sempre nel carcere di Taranto, due detenuti con problemi psichiatri hanno minacciato con delle lamette una psichiatra e un’altra dottoressa che li stavano seguendo. Fortunatamente per le due professioniste, l’unico agente della polizia penitenziaria presente ha chiamato aiuto e ha soccorso le due donne, salvandole. Insomma, si è sfiorata la tragedia”.

“Ma è solo l’ultima delle tante aggressioni che chi lavora nelle carceri spesso è costretto a subire. Principalmente a causa della presenza in carcere di un numero elevato di detenuti con problemi psichici o psicologici più o meno gravi. Ma – lo ricordo – le carceri non sono ospedali psichiatrici e i poliziotti penitenziari non hanno le competenze per seguire e trattare questo tipo di persone”.

“Inoltre, denunciamo da anni la carenza di specialisti psichiatri nelle carceri pugliesi, così come in tutte le carceri italiane. Questo perché mancano all’appello in Italia circa 10mila psichiatri. Non solo per le carceri. E’ un problema fatto presente recentemente anche dal direttore del dipartimento di salute mentale dell’Asl Roma 2, Massimo Cozza, al ministro della Giustizia, Carlo Nordio“.

“Il 25 aprile lo si vive nelle carceri con un senso di abbandono anche a causa della carenza di organico e del sovraffollamento. Un problema presente in tutta Italia, ma particolarmente grave nelle carceri pugliesi. Basta guardare i numeri: 800 detenuti a Taranto su 500 posti regolamentari; 600 a Foggia – di cui moltissimi pericolosi o problematici – su 364 posti; e 460 a Bari su 294. A gestire tutti questi detenuti, non più di 10-12 agenti a penitenziario!”.

“Come si può vivere il 25 aprile in queste condizioni? Per questo dico che per noi non è un giorno di liberazione, perché siamo ancora incastrati nelle stesse problematiche carcerarie di decenni fa. Senza contare che intanto la criminalità si modernizza: mentre noi siamo ancora alle chiavi di ferro, loro usano i droni per portare cellulari e droga all’interno delle mura carcerarie. Con il concreto pericolo che prima o poi entrino anche delle armi”.

“Si ascoltino le proposte del sindacato di polizia penitenziaria che quotidianamente si misura con tutte queste problematiche e si metta mano alla manovra di bilancio rimediando al taglio di spesa imposto all’Amministrazione Penitenziaria e al personale come primo segnale concreto di volontà di affrontare le numerose emergenze del carcere. Vorremmo essere ‘liberati’ anche noi!”.

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