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Sedata la rivolta nel penitenziario di Santa Maria Capua Vetere

Una cinquantina di agenti stanno manifestando in divisa davanti alla struttura. Il commento in esclusiva di Giorgio Pieri (APGXXIII) sui disordini

Dopo ore di trattative, si è conclusa la rivolta nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (a Caserta), dove una cinquantina di detenuti avevano preso stamattina il controllo del reparto Danubio. Due agenti negli scontri sono rimasti feriti. Uno dei due colleghi colpiti è stato portato in ospedale con un’ambulanza del 118. Nella notte, altri 6 agenti (tre dei quali hanno avuto bisogno di cure) sono stati aggrediti da due detenuti extracomunitari. Sul posto sono arrivati Antonio Fullone, provveditore regionale delle carceri, e Roberto Tartaglia, vice capo del Dap.

La rivolta

La rivolta è scoppiata stamattina nel reparto Danubio dove 50 detenuti hanno preso il controllo ferendo i due agenti. Uno dei due è più grave: è stato colpito da “un detenuto che la scorsa notte aveva già aggredito alcuni poliziotti penitenziari”, ha detto Leo Beneduci, segretario generale dell‘Osap. “I detenuti hanno in mano le chiavi di un intero reparto. Un altro agente è stato accompagnato in ospedale. E’ ora che intervenga il ministro Bonafede”, aveva raccontato stamattina Aldo Di Giacomo, segretario del sindacato della Polizia Penitenziaria Spp. La rivolta si è conclusa dopo ire di trattativa tra i detenuti – che avevano preso il controllo del reparto – e le autorità intervenute in loco. Secondo Beneduci, “i detenuti hanno chiesto la chiusura del regime del 14 bis, la chiusura della videosorveglianza, hanno lamentato trattamenti inumani da parte dei poliziotti penitenziari e che persino medici e infermieri non provvederebbero alla cura della loro salute”.

Agenti fuori dal carcere a manifestare

Stamattina una cinquantina di agenti sono usciti dal carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) e stanno manifestando in divisa davanti alla struttura per esprimere dissenso nei confronti di quanto è accaduto ieri nella struttura penitenziaria (sei agenti aggrediti, tre dei quali feriti) e contro le modalità adottate dalla polizia giudiziaria per notificare i decreti di perquisizioni ai poliziotti finiti sotto indagine per presunti pestaggi che sarebbero avvenuti il 6 aprile scorso nell’istituto di pena casertano. All’esterno sono arrivati convogli della polizia penitenziaria provenienti da altri istituti campani a supporto dei colleghi.

Sei agenti feriti

Nella notte nel carcere sei agenti della Polizia Penitenziaria sono stati aggrediti da due detenuti extracomunitari che, dopo aver dato fuoco alla propria cella – il rogo è stato spento – sono stati portati in infermeria; durante il trasporto, i due reclusi si sono scagliati addosso ai poliziotti mettendo a soqquadro sia la sezione che l’intero corridoio. Tre agenti sono finiti in ospedale per le ferite riportate: uno lamenta un trauma cranico provocato da un colpo di sgabello. Sono stati infine denunciati all’autorità giudiziaria, e della vicenda è stato informato il provveditore regionale.

Agenti aggrediti: “ci sentiamo abbandonati”

“Ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni e dalla politica“, dice l’assistente capo della penitenziaria Gaetano Napoleone, ripreso da Ansa, al termine della notte di tensione e problemi con i detenuti avvenuta nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Ieri era – dice Napoleone – era atteso al carcere di Santa Maria Capua Vetere il vice-capo del Dap Roberto Tartaglia, che però non è venuto, acuendo la sensazione di abbandono negli agenti.

Sindacati Uspp, Osapp, Sinappe, Cisl, Uil e Cnpp

In una nota congiunta, i sindacati delle polizia penitenziaria, in particolare l’Uspp, l’Osapp, il Sinappe, Cisl, Uil e Cnpp, affermano che “il personale è stanco di subire aggressioni, per poi venire anche inquisito per tortura; i torturati siamo noi della polizia” dicono, riferendosi all’indagine della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere che ha indagato 57 agenti della penitenziaria per i reati di tortura e abuso di potere, in relazione ai presunti pestaggi dei detenuti avvenuti nel carcere di Santa Maria il 6 aprile scorso, durante l’emergenza Coronavirus. I sindacati hanno proclamato l’astensione delle mensa e hanno indetto una manifestazione fuori al carcere per il 19 giugno prossimo per dire “giù le mani dalla polizia penitenziaria“.

Sappe: “Situazione tesissima, sta degenerando”

“Dopo le proteste, dei giorni scorsi, dei poliziotti penitenziari per le modalità di consegna di alcuni avvisi di garanzia da parte dei Carabinieri per presunti maltrattamenti a detenuti, questa notte sarebbe stata incendiata una cella ed aggrediti l’ispettore e tre agenti. La situazione è tesissima e sta degenerando” denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe), per voce del segretario nazionale per la Campania, Emilio Fattorello. Che aggiunge: “Tensione rivolta anche verso il personale di Polizia Penitenziaria giunto di rinforzo da Benevento. E la cosa grave, a quanto mi viene riferito, è che i detenuti responsabili, che pure si sono distinti da tempo per comportamenti violenti e contrari all’ordine ed alla sicurezza interna, hanno gridato che avrebbero denunciato i colleghi per tortura, facendo espresso e chiaro riferimento a quanto accaduto pochi giorni fa dove le accuse – pur in assenza di prove certe – sono state usate come clave contro gli Agenti. Questo è gravissimo ed inaccettabile”, conclude Fattorello.

Uspp: “Dopo indagine c’è spirito di rivalsa dei detenuti”

“Quanto accaduto nella giornata di giovedì resterà una pietra miliare del fallimento dello Stato sulla politiche sulla sicurezza, acclarato che viene perseguitato chi difende la legalità nelle carceri mettendolo alla pubblica gogna con conseguenti festeggiamenti nelle celle e non solo di chi delinque, ma purtroppo, come se non bastasse già questo, anche generando nuove aggressioni violente da parte di detenuti che si sentono impunibili e legittimati a comportamenti di rivalsa nei confronti degli agenti”. Lo sottolinea, in una nota, Giuseppe Moretti, presidente dell’Uspp, commentando la notizia che tre colleghi feriti perché presi a sgabellare da alcuni detenuti. Moretti fa anche sapere che provvedimenti analoghi a quelli presi nel Casertano sono stati adottati anche in altre strutture penitenziarie – come a Pavia – sempre a seguito di indagini avviate a seguito di dichiarazioni “tutte da verificare” rilasciate da alcuni detenuti. “Era inevitabile che la delegittimazione cui vergognosamente sono stati esposti i colleghi di San Maria – prosegue Moretti – aprisse la strada a ritorsioni e che oggi quanto mai il personale abbia timore di prendere servizio in un clima reso rovente da deliberate azioni che non possiamo non definire persecutorie, messe in atto dai magistrati della locale procura e seguite da dichiarazioni sconcertanti come quelle di Antigone che parla di tortura come se i colleghi siamo già colpevoli di un reato che per essere commesso necessiterebbe quantomeno dell’accertamento di azioni continuative e comportamenti vessatori tali da non poter riguardare, come invece sembra, un’azione di ripristino della sicurezza interna alle sezioni detentive”. Per il Presidente Moretti “resta la fiducia nell’esito delle indagini che non potranno che giungere a stabilire la correttezza delle operazioni svoltesi nel carcere casertano dove vale la pena ricordarlo per ben tre occasioni i detenuti misero in atto violente rivolte prima di un intervento di messa in sicurezza del carcere inevitabile”.

Osapp: “In rivolta i cosiddetti detenuti ‘problematici'”

Nel reparto del carcere di Santa Maria Capua Vetere sarebbero ristretti alcune decine detenuti cosiddetti “problematici”, extracomunitari ed altri soggetti che in passato si sono resi protagonisti di episodi di intemperanza. All’esterno dell’istituto di pena sono arrivate le forze dell’ordine, tra cui la Polizia di Stato. “Uno dei due detenuti che la scorsa notte si sono resi protagonisti dell’aggressione a sei poliziotti della Penitenziaria – dice Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp, in un video postato su Youtube – ha colpito ancora: ha aggredito un altro agente che è stato soccorso con un’ambulanza. I poliziotti sono da soli ad affrontare queste emergenze e il ministro Bonafede è completamente assente“.

Scontro Salvini-Bonafede

Le forti tensioni che si stanno registrando nel carcere campano hanno innescato uno scontro a distanza tra il leader della Lega, Matteo Salvini e il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. “Prima la rivolta in carcere, senza che un delinquente sia stato punito. Poi 48 poliziotti indagati per ‘tortura’, e stanotte altre violenze e altri poliziotti feriti. Basta, il limite è stato superato: ministro Bonafede, sveglia!” attacca Salvini dai suoi profili social. Non si fa attendere la replica del ministro: “Da parte di certa politica c’è stata una strumentalizzazione vergognosa di quanto accaduto a Santa Maria Capua Vetere”. E prosegue: “C’è un’indagine della magistratura che, come sempre, va rispettata e abbiamo piena fiducia nelle verifiche disposte dal procuratore generale, Luigi Riello, a proposito delle modalità di controllo e notifica attuate giovedì mattina. Ma il valore del corpo della Polizia penitenziaria non è mai stato in discussione e merita rispetto. Strumentalizzare situazioni come queste per attaccarmi – conclude – lo trovo veramente meschino”.

Pieri (APGXXIII): “Il carcere così non può andare avanti”

In Terris ha chiesto in esclusiva un commento a caldo a Giorgio Pieri, responsabile della Comunità Educante con i Carcerati (Cec) dell’Associazione Papa Giovanni XXIII fondata dal Servo di Dio don Oreste Benzi. “L’uomo non è il suo errore! E’ necessario passare dalla certezza della pena alla certezza del recupero”, diceva sempre don Oreste. Ecco il commento di Pieri sulla necessità del superamento del sistema carcere, come avvenuto in Brasile:

 

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