La festa, istituita da Pio XII nel 1955 e complementare a quella del 19 marzo, vuole evidenziare la figura di san Giuseppe quale patrono dei lavoratori. La Chiesa intende valorizzare la dignità del lavoro umano, come ribadito nel concilio Vaticano II: “I lavoratori prolungano l’opera del Creatore e si rendono utili ai loro fratelli” (Gaudium et spes, 34).
L’intento della Chiesa è di consacrare cristianamente la festa del Lavoro, non solo per evitare odi e dissidi, ma per invitare a realizzare la concordia sociale e a migliorare le condizioni degli uomini. Con questa festa si vuole anche restituire dignità al lavoro manuale, ricordando che anche Gesù ha svolto un lavoro modesto a fianco del padre carpentiere.
E’ grazie all’impegno nel lavoro che Giuseppe può prendersi cura della famiglia e dell’educazione di Gesù (al cui servizio si pone con grande semplicità e umiltà) e può orientare moglie e figlio all’amore del Signore e alla carità verso il prossimo. La Chiesa con questa festa vuole ribadire anche la sua vicinanza a quelle classi lavoratrici che, in alcuni Paesi, devono lottare per ottenere maggiore giustizia e libertà.
Tratto dal libro “I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi