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Addio a Giovanni Bignami, l’astrofisico che insegnò ad amare le stelle

Forse per il suo volto affabile, per il suo tono deciso ma confidenziale, o magari anche per l’immenso fascino insito negli argomenti dei quali parlava con altrettanta cura e passione: Giovanni Bignami lo spazio lo ha visto da vicino, proprio per quella sua capacità di andare oltre l’orizzonte delle cose, arrivando a osservare e conoscere mondi ben al di là della nostra immaginazione. Conoscere e far conoscere: stelle, pianeti e tutto quello che rientrava nella sua competenza di astrofisico, oltre che di presidente dell’Agenzia spaziale italiana. Il pubblico, probabilmente, lo ricorda per la sua rubrica “Polvere di stelle”, inserita nel format televisivo di Superquark. La divulgazione scientifica, d’altronde, è sempre stata la pietra miliare del suo lavoro: imparare, spiegare ma, soprattutto, condividere il sapere. Lo ha fatto per tutta la vita, fino alla sera del 24 maggio, quando un malore lo ha portato via mentre si trovava a Madrid per una nuova avventura professionale.

Guardare al di là

Aveva 73 anni Bignami e gran parte di questi li aveva trascorsi nel suo studio “stellare”, guadagnandosi grandissimo prestigio nella comunità scientifica italiana e internazionale, in particolare in Francia, dove aveva ottenuto l’importantissimo riconoscimento della Legion d’Onore. Persino un asteroide è stato dedicato a lui, perché la sua passione per l’universo è riuscito a trasmetterla a chi lo ascoltava, imparando dalle sue parole a conoscere e apprezzare tutto quello che campeggia sopra di noi. Ma Bignami amava anche la montagna, i luoghi più alti e più belli del nostro Pianeta, dove le stelle appaiono infinitamente più vicine. Le stesse alle quali continuava a dedicarsi, tentando di allungare sempre di più il raggio del proprio sguardo: l’ultimo progetto al quale si stava dedicando, infatti, lo Square Kilometre Array, una volta completato permetterà il rilevamento di onde mediante un potentissimo radiotelescopio in costruzione in Australia e Sudafrica. Un modo più sofisticato per osservare al di là del limite, per sbirciare nello spazio aperto. E, ovviamente, per mettere a tutti le più belle cose incontrate.

I cieli di Bignami

Il suo contributo alla scienza e alla sua diffusione presso il grande pubblico è passato anche dalla carta stampata, grazie a diverse collaborazioni con importanti quotidiani nazionali (soprattutto sul “Corriere della Sera”) e riviste scientifiche di primo livello. L’annuncio della sua morte è stato dato dalla moglie, Patrizia Caraveo, astrofisica come lui e compagna non solo nella vita ma anche nella scoperta di Geminga, la stella di neutroni senza emissioni radio: un percorso di studi affascinante, ancor di più perché vissuto assieme. D’altronde, lo sguardo di Giovanni Bignami è sempre stato diretto in alto, in direzione di quei cieli che amava. E che aveva insegnato ad amare.

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