Svalutazione a sorpresa dello yuan ad opera della Cina: l’obiettivo sarebbe quello di combattere il rallentamento sempre più evidente dell’economia. La Banca centrale ha operato la maggiore operazione degli ultimi vent’anni, portando la quotazione ufficiale della moneta nei confronti del dollaro a 6,2298 (-1,19%) specificando che si tratta di una misura “una tantum”.
Il tasso di riferimento viene fissato giornalmente dalla Banca centrale, ma il taglio di oggi, per la sua entità, è senza precedenti. Secondo le dichiarazioni dell’istituto, la decisione è finalizzata a riavvicinare la valuta cinese al suo valore di mercato.
L’ancoraggio al dollari ha colpito duramente negli ultimi mesi le esportazioni del Paese asiatico. La mossa odierna, calcola Bloomberg, è la maggiore da quando la Cina ha unificato nel 1994 i tassi ufficiali e di mercato dei cambi. Inoltre, secondo quanto afferma la stessa Banca centrale, va nell’ottica di lasciare al mercato maggiore disponibilità a determinare il cambio considerando alcuni parametri come la domanda e l’offerta e il tasso di chiusura del giorno precedente.
Se la svalutazione potrà frenare la fuga dei capitali e rianimare l’export, la mossa colpirà tuttavia il potere di acquisto dei consumatori cinesi su alcuni prodotti. La decisione delle autorità di Pechino arriva tra l’altro, quando nella regione anche le monete dell’Australia, della Corea del Sud e di Singapore si sono deprezzate aumentando i rischi di una “guerra delle valute” che punti alla svalutazione per rendere competitiva l’economia.