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I gravi riflessi sociali ed economici causati dal Coronavirus

Il Covid-19 coinvolge non solo i polmoni ma una molteplicità di organi e lascia come reliquati la possibilità di sequele invalidanti (long Covid), in primis neurologici, polmonari, cardiovascolari e renali. Inoltre, comporta gravi riflessi sociali poiché le popolazioni più vulnerabili non possono evitare di esporsi al rischio di contagio e più spesso presentano comorbosità (diabete, obesità, broncopneumopatia cronica ostruttiva ecc.). Ciò senza contare i riflessi economici, documentati da una caduta del prodotto interno lordo (PIL) nel mondo, superiore non solo alla crisi bancaria del 2008 ma anche alla grande depressione del 1929.

Come è successo per i farmaci anti-HIV, è eticamente doveroso rendere i vaccini disponibili ovunque a costi accettabili e fornirli gratuitamente alle persone che abitano tre quarti del pianeta e che vivono tuttora in condizioni di sottosviluppo e di povertà. La pandemia ha riportato indietro di due decenni le conquiste in tema di copertura sanitaria universale contribuendo a condurre mezzo miliardo di persone alla povertà estrema per far fronte di tasca propria alle spese per curarsi. A certificarlo è il rapporto “Tracking Universal Health Coverage: Global monitoring report” dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e della Banca Mondiale. Se si investisse un dollaro all’anno per la prevenzione e il trattamento delle malattie non trasmissibili di ogni cittadino che vive nei Paesi a basso e medio reddito, si potrebbero salvare almeno 7 milioni di vite entro il 2030. L’investimento sarebbe inoltre altamente redditizio: ogni dollaro garantirebbe, infatti, vantaggi per 230 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni. Il documento Oms-Bm si concentra su 76 Paesi a basso e medio reddito, che negli ultimi anni hanno visto un drastico aumento delle malattie croniche, come patologie cardiovascolari, diabete, cancro, malattie respiratorie. E’ in questi Paesi che si concentra l’85% dei decessi prematuri (tra i 30 e i 69 anni) per malattie non trasmissibili.

La maggior parte delle morti potrebbe però essere evitata utilizzando interventi collaudati e spesso a basso costo, come l’adozione di politiche per ridurre l’uso di tabacco e dell’alcol, per migliorare la dieta, aumentare l’attività fisica, o attraverso la messa in atto di programmi per la diagnosi precoce del cancro. Con i giusti investimenti strategici, i Paesi che sopportano una quantità significativa del carico di malattie non trasmissibili possono cambiare traiettoria e garantire significativi vantaggi sanitari ed economici ai loro cittadini. In un mondo pieno di incertezze, avverte l’Oms, una cosa di cui possiamo essere certi è che senza interventi le malattie non trasmissibili continueranno a essere una minaccia significativa per la salute globale. Investire su queste politiche basate sull’evidenza è un investimento in un futuro sano. Il rapporto mostra come a partire dal 2000 la copertura sanitaria universale sia progressivamente cresciuta, anche se non in maniera sufficientemente veloce, robusta ed equa. In molti Paesi, per esempio, la disponibilità di servizi essenziali è aumentata, ma in misura minore per le classi più povere e per chi vive nelle aree rurali. In generale, l’ampliamento della copertura sanitaria aveva comunque garantito un miglioramento di molti indicatori di salute, alzano l’aspettativa di vita media globale alla nascita da 66,8 anni nel 2000 a 73,3 anni nel 2019. La pandemia ha però fermato questo trend: il carico aggiuntivo di pazienti causato da COVID-19 ha messo in affanno i servizi sanitari, bloccando del tutto quelli più deboli.

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