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La nuova stagione di responsabilità di cui ha bisogno il Paese

Ormai è distante la stagione della politica italiana impegnata a realizzare porti, aeroporti, autostrade, investimenti in case popolari, scuole, ospedali. Insomma un paese spinto dalla forte attrazione per la modernità e desiderio di benessere. Se si inaugurava un’attività produttiva che procurava posti di lavoro, le campane della zona suonavano a festa, se si trovavano giacimenti di gas naturale, come capitò nella mia zona d’origine, essendo un adolescente, anch’io fui influenzato dalla felicità e dallo stupore di essere stati baciati dalla fortuna.

Gli anni sono passati e con lo sviluppo ed il benessere, sono cresciuti egoismi e disincanto. Quella corsa verso il futuro, si è trasformata ben presto in un capovolgimento della logica dei presupposti che ci avevano così tanto coinvolti. È cresciuta la paura per ogni iniziativa legata alla necessità di rinnovare le condizioni che ci permettono di partecipare alla divisione internazionale del lavoro, e dunque la nostra sicurezza futura. Infatti siamo prigionieri di luoghi comuni che si sono ben presto trasformati in un potente depotenziatore della spinta vitale necessaria per raggiungere i cambiamenti per la modernità.

Si sa, ogni beneficio per esistere, deve poter disporre di una condizione. Ebbene, abbiamo potuto constatare che ormai alcuni italiani rifiutano questo assunto. Ad esempio: se produco immondizia non è fatto mio smaltirlo; se ho bisogno di energia per le mie necessità domestiche, produttive, civili, non è un mio problema produrlo; se voglio viaggiare efficientemente e velocemente, non significa che debba essere d’accordo a realizzare infrastrutture che lo rendano fattibile. È dunque chiamato “nimby” la sindrome che colpisce gli italiani, a partire dalla maggioranza delle forze politiche, che pretende ogni beneficio ma nessun fastidio di allocare infrastrutture nei pressi di casa propria.

Come non preoccuparsi del fatto che persista questo modo di fare anche in momenti di drammatica insicurezza per le nostre famiglie ed imprese assediate dalla incertezza di non poter scaldare le proprie abitazioni e di non poter produrre beni e soddisfare commesse ed esigenze di occupazione. A Piombino il Sindaco continua ad essere contrario alla rigassificazione necessaria per supplire al gas russo ed in Veneto il Presidente della Regione si oppone allo sfruttamento dei giacimenti di gas nel nostro Adriatico. È da notare che questi vertici istituzionali locali, fanno parte dello schieramento politico che ha vinto le elezioni e governa il Paese con una posizione sicuramente favorevole ad estrarre gas italiano e a realizzare presto e bene punti di rigassificazione.

E a questo punto sarà interessante capire quali saranno i termini di dissociazione del governo centrale ed i provvedimenti che si vorranno prendere. Ci sarà la stessa risolutezza mostrata per i Rave? La presidente Meloni ha sottolineato più volte che il Paese ha bisogno di una nuova stagione di responsabilità. Ed allora questa vicenda ben si presta per dare un segno di forte discontinuità del modo di interpretare il ruolo di governo locale e nazionale. Non più le furbe fughe dalle necessità per il facile consenso, ma la fatica delle scelte che danno risultati concreti alla comunità. Così si migliora la governabilità, la selezione della buona classe dirigente, si dia una direzione sicura ai cittadini, ritornando alla realtà di questo mondo.

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