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Radio Maria Nazareth: il ruolo della radio cattolica in Terra Santa

Milad Shjarawi, presidente di Radio Maria Nazareth, spiega ad Interris.it l'importante missione di una radio cattolica in Terra Santa

Il conflitto tra Palestina e Israele continua. Dopo quasi due mesi, le ferite da una parte e dall’altra solo ancora molte e profonde. La maggioranza delle persone è schiacciata dalla guerra e l’unico vero desiderio è quello di riempire il cuore di pace, sentimento in grado di cambiare le sorti di questa martoriata terra. 

L’intervista

Interris.it ne ha parlato con Milad Shajrawi, presidente di Radio Maria Nazareth, cristiano arabo palestinese che si definisce anche israeliano in quanto vive in Israele e ne possiede il passaporto. All’età di 21 anni si è trasferito a Padova per studiare ingegneria civile, qui ha conosciuto una ragazza di Bassano del Grappa che più tardi diventò sua moglie. Insieme a Nazareth hanno costruito la loro famiglia, attualmente composta da due figli e cinque nipoti. Da 46 anni Milad è ingegnere civile, ma è anche uno dei traduttori dell’ambasciata italiana a Tel Aviv e da cinque anni è diventato presidente di Radio Maria Nazareth. 

Milad, da ingegnere a Radio Maria. Come è avvenuto questo passaggio?

“Il presidente di tutte le radio Maria del mondo Vittorio Viccardi è venuto qui a Nazareth e ha chiesto gli venisse indicata una persona per iniziare questa avventura. I religiosi del posto che mi conoscono e sanno che parlo anche l’italiano hanno indicato il mio nome. Nel 2018 abbiamo costituito l’associazione The Voice of Mary from Nazareth e abbiamo iniziato a cercare i volontari. Io sono felice di essere stato scelto perché fa parte del mio percorso di fede che con grande umiltà e riconoscenza continuo a percorrere anche durante questo momento difficile”.

Da dove nasce il bisogno di fondare una radio cattolica in Terra Santa?

“La scelta di Nazareth non è un caso. Questa città è considerata la culla dell’annunciazione a Maria e l’incipit del messaggio di Gesù all’uomo. Radio Maria è la riposta alla volontà di toccare i cuori degli uomini per portarli alla conversione, che significa lottare ogni giorno contro tutte le malvagità che accadono nel mondo. Perché ciò succeda abbiamo bisogno di nutrire la nostra anima con la parola di Dio e Radio Maria vuole fare proprio questo, con un un messaggio di pace e di speranza”.

Come una radio può riuscire in questo intento?

“Si tratta di uno strumento capace di arrivare a chiunque in ogni momento della giornata, molto di più della tv, perché può essere ascoltata anche fuori casa, come per esempio al mattino mentre si raggiunge il luogo di lavoro. Pensiamo poi alla compagnia che può fare ad un anziano solo che avverte il bisogno di sentire la parola viva di Gesù Cristo. In un momento poi critico come quello che stiamo vivendo oggi, la radio ha un compito ancora più profondo perché ha il dovere di stare vicino alla gente parlando di pace”.

Secondo lei la gente di questa terra vuole la convivenza tra i due popoli?

“Anche se qualcuno vuole farci pensare il contrario questa integrazione già c’è. Basti pensare che negli ospedali in Israele ci sono più medici arabi che ebrei. Questo fa sì che quando per esempio c’è una festa ebraica, gli ebrei possono festeggiare, mentre quando a celebrare sono gli arabi o i cristiani, gli ebrei lavorano. Purtroppo poi arriva la guerra e vengono a galla i dissapori e i conflitti”. 

Quanto è strano che la terra che ha dato i natali al figlio di Dio sia tormentata da così tanto odio?

“Sembra un paradosso, ma in realtà è così. Io credo che ci sia un forte bisogno di accettare la grazia di Dio che arriva attraverso la conversione dei cuori. A impedire ciò sono i sentimenti negativi che allontanano l’uomo dagli insegnamenti di Gesù. Nel corso della mia vita ho visto moltissime guerre, e quella in corso è solo l’ultima in ordine cronologico, ma nonostante ciò, ancora in me vive la speranza che qualcosa stia finalmente cambiando”.

Il messaggio di Gesù può cambiare i destini delle persone?

“Noi tutti abbiamo bisogno di un faro da seguire e quando il giorno fa capolino questa necessità è ancora più forte. Oggi noi stiamo attraversando una notte più tenebrosa e lunga del solito, ma la vicinanza a Dio ci aiuta a vedere la luce. Dopotutto accade anche nella vita di ogni giorno, qualsiasi sfida si affronti, se vissuta nell’unione con il Signore, diventa più facile perché non ci si sente soli”. 

I suoi figli vivono in Italia. Lei e sua moglie avete mai pensato di raggiungerli?

“Loro ci chiedono di andare a Bassano del Grappa, ma noi vogliamo condividere questo delicato momento con la nostra gente perché sentiamo che la nostra missione è quella di rimanere qui. Potremmo anche pensare di fare un piccolo viaggio in Italia, ma le cose possono cambiare in qualsiasi momento e il solo pensiero di non poter più tornare a casa ci porta a non muoverci dalla nostra casa a Nazareth”.

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