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19 ANNI FA MORIVA LADY DIANA, LA “PRINCIPESSA TRISTE”

Il 31 agosto 1997 moriva Diana Spencer, principessa del Galles ed ex consorte del principe Carlo erede al trono britannico. La principessa rimase vittima di un incidente automobilistico sotto il tunnel del Pont de l’Alma, a Parigi, insieme al compagno del tempo Dodi al-Fayed, quando la loro Mercedes, seguita da numerosi fotografi e da un cronista, si schiantò contro il tredicesimo pilastro della galleria. Dodi e l’autista Henri Paul muoiono sul colpo. Lady D – come veniva affettuosamente chiamata Diana – venne liberata dal groviglio di lamiere che era ancora viva e, dopo i primi soccorsi prestati dal dottor Maillez (per caso sul posto) venne trasporta all’ospedale Pitié-Salpêtrière. Lì morì due ore più tardi a causa delle gravi lesioni interne riportate nello schianto. Verso le 14, il principe Carlo e le due sorelle di Diana, Lady Sarah McCorquodale e Lady Jane Fellowes, identificarono il corpo e ripartono con la salma della principessa 90 minuti dopo.

E’ noto al pubblico mondiale il suo turbolento divorzio dal Principe di Galles, avvenuto il 28 agosto 1996 a causa di una vita familiare complessa. Sua la celebre frase: “Eravamo in tre in questo matrimonio, un po’ troppo affollato”, in riferimento alla lunga relazione extraconiugale del marito con Camilla Shand, donna che Carlo poi sposò nel 2005.

Ma Diana è ricordata soprattutto per il suo impegno nelle cause umanitarie. Pochi giorni prima della sua morte, la principessa visitò la Bosnia ed Erzegovina con Jerry Bianco e Ken Rutherford del Landmine Survivors Network. Il suo interesse per le mine era totalmente focalizzato sui danni che, anche dopo anni dalla fine del conflitto nella ex Yugoslavia, ancora creavano su adulti e bambini innocenti. Il ministro degli esteri Robin Cook nel 1998 omaggiò dinanzi alla Camera dei Comuni il suo fondamentale contributo nell’abolire le mine antiuomo:

“Tutti i parlamentari sanno dell’immenso contributo di Diana, principessa di Galles, per mettere a conoscenza i nostri elettori dei costi umani reclamati dalle mine antiuomo. Il modo migliore in cui manifestare il nostro apprezzamento per il suo incredibile lavoro, e il lavoro delle Ong che si sono battute contro le mine, è quello di approvare un disegno di legge e spianare la strada ad un divieto globale all’utilizzo delle mine antiuomo. Le Nazioni Unite hanno lanciato un appello ai paesi che hanno prodotto e accumulato il maggior numero di mine antiuomo (Stati Uniti, Cina, India, Corea del Nord, Pakistan e Russia) perché firmino il Trattato di Ottawa che vieta la produzione e l’uso di queste armi micidiali, contro le quali Diana ha fatto una campagna”.

A 19 dalla dalla tragica morte, non passa giorno che i suoi figli – William e Henry – non ne sentano la sua mancanza. Quando Diana morì, erano entrambi giovanissimi: il primogenito aveva 15 anni e Herry 13. Il minore in più di un’occasione aveva manifestato pubblicamente la sofferenza di vivere senza di lei. Ma l’erede al trono non aveva mai proferito parola ai media del vuoto vissuto nel vivere quotidianamente senza la madre.

Lo ha fatto per la prima volta due giorni fa, durante una visita al Keech Hospice a Luton. Rispondendo a un giovane di 14 anni che ha perso la madre un anno fa a causa del cancro, lo ha consolato. “Il tempo rende tutto più facile. So come ti senti, mia madre mi manca ogni giorno e sono passati quasi vent’anni dalla sua morte. La cosa importante è parlarne. Non c’è niente di male nel sentirsi tristi. Non c’è niente di male se ti manca”, ha detto il Duca di Cambridge pre la prima volta.

Il 6 settembre 1997, al funerale della madre – officiato pubblicamente a furor di popolo nonostante la prima scelta fosse stata di un rito privato, poiché Diana col divorzio aveva perso il titolo di “Altezza Reale” – per le strade di Londra si riversarono circa 3 milioni di persone a dare l’ultimo saluto alla “Principessa triste” (soprannome attribuitole dalla stampa per il suo sguardo spesso malinconico). La regina Elisabetta, in diretta televisiva, rese omaggio alla nuora scomparsa definendola “un essere umano straordinario”, che “nei momenti felici come in quelli di sconforto, non aveva mai perso la capacità di sorridere, o di ispirare gli altri con il suo calore e la sua bontà”.

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