Il “Precision Teaching” (il miglioramento nell’imparare) è un metodo di insegnamento nato negli anni ‘60, negli Usa (con lo psicologo Ogden Lindsley), per misurare quanto si apprende nell’unità di tempo considerata, attraverso domande che richiedono risposte veloci. Nell’acquisizione del concetto si inserisce, infatti, la velocità, il “fluency”, che permette di consolidare l’informazione e passare, poi, allo step successivo.
Nella precisione e velocità di risposta è possibile quantificare l’apprendimento. Nella costruzione di tale metodo, lo studente impara, e applica, automatismi valevoli in tutte le situazioni di problem solving a cui sarà sottoposto nella vita. Il PT, acronimo di “precision teaching” è erede della psicologia dell’apprendimento, ora definita anche ABA (Applied Behavior Analysis, traducibile come “analisi applicata del comportamento”).
Il principio è quello della precisione, della velocità con cui sono articolate domande e risposte e sulla verifica puntuale del superamento, dell’acquisizione della nozione. È necessario considerare il singolo e minimo aumento nelle capacità sensoriali, valutabile nell’arco di un tempo ristretto, anche di un secondo. Si tratta, quindi, di un lavoro graduale, di costruzione dialettica dell’insegnamento. Fondamentale è l’accuratezza dell’informazione per realizzare, nell’allievo, la sicurezza e la padronanza della risposta, riducendo i vuoti dell’esitazione.
I programmi e gli schemi di misurazione del PT si fondano su numeri e tempi. I sostenitori del metodo specificano, tuttavia, la dimensione qualitativa. Il concetto è quello della fluenza, dell’insegnare nel tempo, visto non in modo meccanicistico ma come ritmo e armonia, come una scansione di progressi nella vita di tutti i giorni, non solo nell’ambito puramente didattico. Il PT procede per obiettivi, per il conseguimento di piccoli risultati progressivi, a esempio nel numero di parole lette in un minuto o nella quantità di operazioni matematiche svolte in un determinato lasso di tempo. Le performance si rilevano, in genere, in sedute molto intense e brevi.
L’obiettivo è nel potenziamento costante delle abilità possedute, sia per studenti normodotati sia per quelli con problematiche cognitive e comportamentali. Il riferimento è rivolto, costantemente, al dato numerico, l’unico in grado di poter qualificare l’avvenuta crescita intellettuale, l’interiorizzazione e l’acquisizione del dato, della nozione (non fine a se stessa ma applicabile in ogni momento e in ogni attività del quotidiano).
Quando i danni neurologici dello studente sono notevoli, c’è il rischio che il tempo intercorso tra lo stimolo e la risposta sia dilatato e che, quindi, l’input fornito si perda; il soggetto non ricorda più il feedback dovuto. Con il metodo della fluenza immediata, invece, si punta a ridurre l’intervallo temporale tra lo stimolo e la risposta. Si accetta qualsiasi segnale da parte del soggetto ricevente; da qui si origina un miglioramento, un lavoro di perfezionamento volto a raggiungere l’output corretto. Il fulcro di questo insegnamento è nell’avviare meccanismi immediati di stimolo-risposta.
Il PT si dimostra molto efficace nel fronteggiare il numero elevato, e in crescendo, dei casi di alunni BES (Bisogni Educativi Speciali) che comprendono gli alunni con difficoltà socioculturali e/o di tipo linguistico, dei casi di alunni con DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) come disgrafia, discalculia, dislessia e disortografia e di quelli con disabilità.
Tali allievi, con quoziente intellettivo nella norma o al di sopra, che prediligono una ricezione globale e per immagini delle informazioni ricevute, grazie alla fluenza, alla precisione e alla velocità, compensano anche il loro deficit nell’aspetto sequenziale dell’apprendimento.
L’Istat il 12 gennaio scorso ha riportato dati riguardanti “L’INCLUSIONE SCOLASTICA DEGLI ALUNNI CON DISABILITÀ A.S. 2020-2021”. Dal lungo report si può estrapolare quanto segue “Nell’anno scolastico 2020/2021 sono più di 300 mila gli alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane (pari al 3,6% degli iscritti) (fonte MIUR), circa 4mila in più rispetto all’anno precedente (+2%). Questa dinamica è il risultato della maggiore attenzione nel diagnosticare e certificare la condizione di disabilità tra i giovani, dell’aumento della domanda di assistenza da parte delle famiglie e della crescente sensibilità del sistema di istruzione ordinaria verso il tema dell’inclusione scolastica […] In aumento gli insegnanti per il sostegno, ancora insufficienti quelli specializzati. Gli insegnanti per il sostegno che nell’anno scolastico 2020/2021 hanno operato nelle scuole italiane sono più di 191 mila – poco più di 184 mila nella scuola statale (fonte MIUR) e circa 7 mila nella scuola non statale (fonte Istat) – in crescita di oltre 8 mila rispetto all’anno scolastico precedente (+4,4% registrato quasi esclusivamente nella scuola statale). A livello nazionale il rapporto alunno-insegnante, pari a 1,4 alunni ogni insegnante per il sostegno, è più favorevole a quello previsto dalla Legge 244/2007 che raccomanda un valore pari a 2. Di questi docenti, circa 65 mila (il 34%) sono stati selezionati dalle liste curricolari, si tratta cioè di insegnanti che non hanno una formazione specifica, impegnati nelle classi frequentate da alunni con disabilità per far fronte alla carenza di figure specializzate […] Alla carenza di offerta di insegnanti qualificati si affianca spesso un ritardo nell’assegnazione dell’insegnante per il sostegno. A un mese dall’inizio della scuola, infatti, circa il 20% degli insegnanti per il sostegno non risultava essere stato ancora assegnato […] Nell’anno scolastico 2020-2021 sono ancora molte le barriere fisiche presenti nelle scuole italiane: soltanto una scuola su tre risulta accessibile per gli alunni con disabilità motoria”.
“Verbal behavior analysis” (sottotitolo “Indurre e ampliare nuove capacità verbali in bambini con ritardo del linguaggio”), pubblicato da “Giovanni Fioriti Editore” nel 2016, è il volume realizzato da R. Douglas Greer, psicologo e professore. Si tratta di un approfondimento sulle nuove tecniche di apprendimento e di risoluzione, personalizzate, per studenti con problematiche. La tecnologia e il web vengono incontro a una progettazione di precision teaching che, agli esordi, era più articolata e complessa. Dopo ogni sessione si lavoro, in cui si sottopongono le domande da svolgere in tempi rapidi, si valutano, graficamente, le risposte ottenute e si confrontano le performance ottenute con quelle precedenti.
Tale procedura si dimostra efficace soprattutto dal punto di vista mnemonico, permettendo di assimilare una notevole quantità di informazioni nel lasso breve di tempo concesso. Gli item proposti dall’insegnante, frutto di una preventiva scomposizione (analisi) dei contenuti complessi di una lezione in elementi più semplici, si susseguono con un ritmo incalzante che stimola la concentrazione e l’attenzione. La scala di misurazione, basata su grafici esemplificativi del miglioramento della performance, è la Standard Celeration Chart (diagramma di accelerazione standard).
Il rinforzo agisce positivamente nei comportamenti e nelle soluzioni, a esempio, “premiando” e incentivando l’alunno che conosce la materia e ha l’abitudine di rispondere in tempi dilatati (perché soppesa, eccessivamente, la risposta); in tal modo, si punta a velocizzare il feedback. La strategia è quella di rinforzare i comportamenti giusti ed estinguere quelli inadeguati.
Tale tecnica non ha ancora sostituito i metodi tradizionali, basati su tempistiche diverse e con un “superare conservando” che prevedono dei passi avanti nella didattica ma anche delle soste e il tornar indietro su alcuni argomenti (nel rispetto dei vari tempi di apprendimento di ciascun alunno).
Il carattere meccanicistico e altamente programmato del precision teaching non deve compromettere la libertà individuale, i tempi giusti di ragionamento. L’insegnamento non è un deterministico e lineare processo matematico che soffoca la personalità. La nozione immediata ed esatta rischia di sviluppare maggior ansia da competizione da parte dello studente e un’omologazione delle conoscenze, senza una vera interiorizzazione del sapere.
Papa Francesco ricorda “La sapienza è la grazia di poter vedere ogni cosa con gli occhi di Dio. È semplicemente questo: è vedere il mondo, vedere le situazioni, le congiunture, i problemi, tutto, con gli occhi di Dio”.
Il PT si propone di affiancarsi alla didattica classica e tradizionale, cercando di promuovere l’autonomia e l’autostima del discente nel valutare, egli stesso, i progressi ottenuti nelle unità di risposta in genere con durata inferiore al minuto. Il principio fondamentale è il superamento dell’obiettivo personalizzato, sia pure limitato, con tutte le positive ripercussioni motivazionali. Si tratta di una politica dei piccoli passi ma continui, ritmati nel breve lasso di tempo e maggiormente consolidati (così come dimostrano gli studi e le verifiche empiriche effettuate nel corso degli anni).
Il bambino, tuttavia, deve essere considerato nella sua completezza e nella sua interiorità specifica e infinita, non riconducibile a uno schema scientifico di carattere esterno. L’insegnamento non è limitabile a un rinforzo/premio di carattere meccanico e automatico, da somministrare nel caso di risposta o di comportamento positivo. Istruire non significa ammaestrare e l’educazione, pur fondandosi su una necessaria acquisizione mnemonica, non si esaurisce in una fredda operazione di conservazione dei dati. Ove possibile, occorre stimolare lo studente a una visione globale e di ragionamento, di confronto e di valutazione; è opportuno, soprattutto nel nostro mondo virtuale e dogmatico, saper alimentare uno spirito critico, anche nei confronti dell’evidenza, affinché rimanga in vita il fanciullo capace e coraggioso nell’affermare che “il re è nudo”, la “nudità del re”.