“Più di 2 mila persone sono morte in mare quest’anno, e ancora di più nel deserto. Proporrò sanzioni mirate dell’Onu contro i trafficanti” di migranti, “con il congelamento di beni e divieto di viaggiare”. Così il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, in conferenza stampa ad Amburgo, a margine del G20. “E’ veramente il minimo che possiamo fare. Sfortunatamente, non abbiamo il pieno supporto” del G20 “nemmeno per questo” cosa che, se dovesse essere confermata durante il vertice, mostra “l’ipocrisia di alcuni membri del G20″.
L’Italia, ha poi aggiunto Tusk, potrà contare “sull’aiuto dell’Europa in ogni dimensione, ma questo non può significare una maggiore apertura delle porte dell’Europa all’immigrazione illegale”. La situazione sulla rotta del Mediterraneo Centrale, ha proseguito, “resta critica e per affrontarla serve la solidarietà e la cooperazione della comunità internazionale. Oggi in particolare è l’Italia che ha bisogno di questa solidarietà”.
Le parole di Tusk giungono a poche ore dal secco “no” con cui gli Stati Ue, con la Germania in testa, hanno bocciato la proposta dell’Italia. “Non sosteniamo la cosiddetta regionalizzazione delle operazioni di salvataggio”, ha chiarito secco il ministro tedesco Thomas de Maiziere, animato dal timore che l’iniziativa possa dare il via ad un nuovo “pull factor” (effetto attrazione). “Aprire più porti non risolverà il problema”, ha avvertito anche l’olandese Stef Blok. “E’ difficile pensare di dire ad una nave con a bordo migranti sofferenti di andare mille miglia più avanti”, ha indicato invece il lussemburghese Jean Asselborn. “L’Italia ha chiesto aiuto e noi vogliamo dargliene, ma i nostri porti sono già sottoposti ad una pressione importante”, ha concluso lo spagnolo Ignacio Zoido. Lo stesso commissario Ue Dimitris Avramopoulos non ha nascosto che “l’obiettivo di Triton così com’è attualmente, è chiaro”. Anche se “serve più lavoro all’interno dell’Ue e con i vicini nordafricani per condividere il peso ed assicurare che l’Italia non sia lasciata sola”.
L’unanimità dei ministri europei – come dimostrato dalla dichiarazione della presidenza estone del consiglio Ue – si è vista invece sull’impegno a lavorare con l’Africa, a partire dalla Libia. Un intervento non scontato, data la situazione di instabilità. Ma di fronte ai progressi compiuti grazie al ruolo dell’Italia, si è deciso di investire risorse e impegno politico per rafforzare la guardia costiera libica sul controllo delle proprie acque territoriali; accrescere la presenza delle agenzie Onu, Oim e Unhcr, per migliorare le condizioni nei centri d’accoglienza; e rafforzare la frontiera sud della Libia, anche trasformando le potenzialità delle tribù per formare una moderna guardia di frontiera.
Un lavoro collegato al rapporto costruito con Niger e Ciad, che completano la cintura meridionale della Libia. Il 24 luglio, al secondo appuntamento del gruppo di contatto Europa-Africa settentrionale, a Tunisi, si parlerà proprio di questo. Accordo unanime anche sui rimpatri, giudicati “cruciali”, con un maggiore ruolo di Frontex, come ha spiegato il presidente estone del Consiglio Ue, il ministro Andres Anders, visto che gli arrivi sulle coste italiane sono soprattutto di migranti economici.