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Disabilità, una app per denunciare le barriere architettoniche

Le barriere architettoniche sono ostacoli molto più presenti di quanto si possa pensare. Impediscono a migliaia di persone costrette su una sedia a rotelle di muoversi sul suolo cittadino liberamente, di accedere agli uffici con scalinate privi di rampe, di entrare in una cabina telefonica, di salire su un autobus o di utilizzare un bagno pubblico. Il 99% dei comuni italiani è ancora inadempiente nonostante una legge quadro del 1986 – il Piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche (Peba) – impegnasse ogni comune a programmare, con cadenza pluriennale, una serie di interventi per rendere le città accessibili ai disabili. A quasi trent’anni di distanza, ad adottare i Peba sono stati soltanto quattro piccoli comuni di provincia su tutto il suolo nazionale.

A denunciare la grave inadempienza è l’associazione radicale Luca Coscioni che da un anno e mezzo porta avanti una campagna per l’effettiva applicazione di una legge che è tuttora in vigore, “e che – spiega l’avvocato Alessandro Gerardi – in caso di inadempienza prevedeva, entro un anno dall’entrata in vigore, il commissariamento del comune da parte di una giunta tecnica, che avrebbe dovuto restare in carica finché il piano non fosse stato effettivamente operativo”. Nelle ultime settimane, il gruppo radicale ha lanciato una petizione e organizzato incontri tematici in undici delle maggiori città italiane: a Torino sono state raccolte 700 firme, mentre lo stesso sindaco Fassino, in veste di presidente Anci (Associazione nazionale comuni italiani), ha inviato una circolare a tutti i comuni inadempienti sollecitandoli a provvedere celermente alla redazione del Piano.

L’associazione ha anche creato un’applicazione ad hoc, una “app” per telefoni e smart media – scaricabile gratuitamente dal sito Luca Coscioni – che permette al cittadino di segnalare le barriere architettoniche della propria città. “Sulla schermata principale – spiega Rocco Berardo, responsabile del progetto – c’è una mappa, interattiva e aggiornata in tempo reale, dell’Italia: ogni freccia rossa corrisponde a una barriera che ci è stata segnalata. Chiunque voglia segnalarcene una non deve far altro che fornircene l’esatta localizzazione, allegando foto e descrizioni che verranno pubblicate sul sito. Man mano che i comuni rimuovono le barriere, alle frecce rosse se ne sostituiranno altre verdi”.

Dove non arrivano le segnalazioni, agiscono i ricorsi: nell’ultimo anno l’avvocato Gerardi, che cura l’aspetto legale della campagna, ne ha seguiti a decine in tutta Italia. “Finora – spiega – ne abbiamo perso soltanto uno: si trattava di un piccolo Consiglio comunale in provincia di Jesi (Ancona), nel quale era stata eletta una donna disabile. Il comune aveva installato un ascensore esterno per accedere alla Sala consiliare, ma a distanza di anni non era mai entrato in funzione per mancanza di fondi. Fondi che invece sono saltati celermente fuori subito dopo il ricorso, tanto che, prima ancora che il tribunale potesse pronunciarsi, l’ascensore era già in funzione”. Ma non è solo ai comuni che le azioni legali sono rivolte: l’associazione ha vinto ricorsi contro scuole, supermercati, esercizi commerciali e perfino contro Poste italiane e Ferrovie dello stato. “Soltanto da Roma – spiega Gerardi – la media è di cinque segnalazioni al giorno”. La speranza è che, grazie anche alla nuova app, i vari consigli comunali abbattano le barriere per rendere l’Italia davvero accessibile a tutti.

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