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Pakistan, lo stupro come persecuzione religiosa

Sneha è la figlia più giovane di Sabir Masih e ha due sorelle e un fratello maggiore. Era una studentessa alla “Franciscan Girls High School”, riferisce Fides, e la sera frequentava anche dei corsi speciali per prepararsi agli esami finali.

Gli aguzzini

Zeeshan, un uomo musulmano, aveva chiesto insistentemente a Sneha di fare amicizia con lui mentre tornava a casa. Sneha ha costantemente rifiutato l'approccio. La sera del 14 gennaio 2020, mentre Sneha stava tornando a casa, Zeeshan l'ha costretta a seguirlo con la violenza e l'ha spinta su un veicolo dove sei uomini hanno iniziato a percuoterla. L'hanno sequestrata e condotta in un luogo sconosciuto, dove l'hanno percossa e ripetutamente violentata, ricostruisce l'agenzia missionaria. Le hanno poi chiesto di firmare alcuni fogli bianchi e, al rifiuto della ragazza, hanno iniziato a torturarla. Quei documenti includevano un certificato di matrimonio e un certificato di conversione all'islam. Gli aguzzini l'hanno anche minacciata: se avesse raccontato l'accaduto alla sua famiglia, avrebbe dovuto affrontare gravi conseguenze e avrebbero fatto la stessa violenza alle sue sorelle, sottolinea l'agenzia vaticana. 

Segregazione

Il padre di Sneha, Sabir Masih, ha denunciato la sua scomparsa alla polizia. Dopo la denuncia, un tribunale di primo grado ha dato l'ordine alla polizia di avviare le ricerche. Dopo alcuni giorni di indagini, la polizia ha trovato Sneha il 19 gennaio 2020 e l'ha restituita ai suoi genitori. Ma i rapitori, che l'hanno tenuta segregata per cinque giorni, sono a piede libero e impuniti. Dunque Sneha, 14 anni, ragazza cristiana di una famiglia che abita la “colonia” di Bahar, Lahore, che era stata rapita da un uomo musulmano, è stata recuperata e si è riunita alla sua famiglia, riferisce Fides.  Alcune organizzazioni che difendono i diritti dei cristiani in Pakistan, come il “Centre for Legal Aid, Assistance and Settlement” (CLAAS) e altre Ong, stanno supportando la famiglia di Sneha, fornendo assistenza legale gratuita, precisa l'agenzia di Propaganda Fide. Sabir Masih e la sua famiglia, intanto, hanno ricevuto minacce dai rapitori che stanno facendo pressioni sulla famiglia perché ritiri la denuncia contro di loro. La famiglia di Sabir Masih è stata trasferita in un luogo sconosciuto.

Matrimoni forzati 

Come  spiega a Fides Nasir Saeed, direttore dell'Ong “CLAAS”, “i casi di rapimento di ragazze cristiane e indù, di conversione forzata e matrimonio forzato, continuano a verificarsi impunemente. E' un allarme sociale. Sono episodi diffusi in Pakistan e sono stati anche segnalati nei media nazionali e internazionali, ma il governo pakistano non è riuscito ad agire per fermare il rapimento di minorenni cristiane e indù“. Di recente il Consiglio dell'ideologia islamica (CII) ha stigmatizzato e definito la conversione forzata “non islamica”. Nel luglio scorso il Primo Ministro Imran Khan, condannando quella pratica, ha affermato che non “vi è alcun precedente nella storia islamica per giustificare la conversione forzata di altre persone”. Parlamentari cristiani e indù, come Ramesh Kumar Vankwani e Naveed Amir Jeeva, hanno sollevato diverse volte la questione in Parlamento, chiedendo maggiore impegno delle forze di polizia e una decisa azione politica.

L'opposizione dei partiti islamici 

Il Child marriage restraint act, la legge che vieta i matrimoni con minorenni, è stata approvata solo nella provincia del Sindh nel 2014. Nel 2019, la senatrice Sherry Rehman ha presentato una proposta di legge al Senato per innalzare a 18 anni l'età minima delle ragazze per contrarre matrimonio. Nonostante l'opposizione di alcuni partiti islamici (come Jamiat Ulema-e-Islam e and Jamaat-e-Islami), il provvedimento è stato approvato a larga maggioranza. E' stato inviato alla Camera Bassa dove dev'essere ancora discusso. puntualizza Fides. Nell'India britannica, prima della “partizione” tra India e Pakistan, nel 1929 era stata approvata una legge per vietare i matrimoni con bambine: secondo alcuni legali, quel “Child Marriage Restraint Act” sarebbe ancora valido e applicabile anche nell'odierno Pakistan. 

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