Lo spoglio delle schede delle elezioni amministrative locali russe può dirsi ormai concluso non senza significative “sorprese”. Lo strapotere politico di Russia Unita, dopo la decisione del suo ex uomo immagine Vladimir Putin di voler concorrere alle presidenziali in maniera indipendente, sembra subire ulteriori incrinature, seppur ancora non si può esattamente parlare di “crisi” per il partito che ha dominato la scena politica russa nell’ultimo ventennio. I dati confermano la vittoria del primo partito di Russia in quasi tutte le regioni chiamate al voto, seppur con dei margini di vantaggio che si assottigliano sempre di più, con un astensionismo galoppante che preoccupa i più attenti analisti.
La sensazione generale non fa altro che confermare gli scenari che alcuni esperti avevano paventato in marzo, in occasione delle presidenziali stravinte da Putin: il pericolo di una “stagnazione” sia economica che politica è dietro l’angolo. I paragoni con l’epoca di Leonid Brežnev si sprecano e non soltanto per i 18 anni di potere putiniano. Russia Unita, partito ormai legato alla controversa figura del confermato premier Dmitrij Medvedev, perde clamorosamente in alcune regioni periferiche della Federazione, non a caso le più colpite dalla crisi economica e dalle ultime riforme impopolari varate dal governo, prima fra tutte quella pensionistica, che ha fatto infuriare i tanti russi scesi in piazza per protestare, circostanza strumentalmente sfruttata anche dalle, seppur deboli, opposizioni tradizionali al partito di Medvedev: nella piccola Repubblica di Cakhassia, ad esempio, il candidato del Partito Comunista, Valentin Konovalov, ha battuto l’avversario di Russia Unita totalizzando addirittura il 44,81%. La combutta nel Governatorato di Chabarovsk, invece, ha visto la vittoria di misura del Partito Social-Democratico, rappresentato da SergejFurgal. Anche nei distretti delle città di Irkutsk (importante centro siberiano) e di Uljanovsk il Partito Comunista è riuscito nell’intento di scalzare EdinajaRossija dalla testa dei rispettivi parlamenti locali attestandosi sempre intorno al 35%.
C’è da considerare, in ogni caso, la vittoria dell’ex partito di Putin in tutte le altre entità amministrative chiamate alle urne, compresa la capitale Mosca, animata non soltanto dalle proteste ma anche dalle elezioni amministrative locali, vinte ancora una volta dal candidato “putinista”SergejSobjanin, al suo secondo mandato da Sindaco della città-chiave di volta del potere di questo immenso Paese. La figura di Sobjanin e le sue strategie politiche, secondo alcuni esperti, ricalcano molto quelle del primo inquilino del Cremlino. Restaurazione sia urbanistica che simbolica, abbattimento delle chruščëvki, le vecchie case popolari costruite nell’epoca sovietica di Chruščëv, attenzione maniacale al concetto di sicurezza,smart city e digitalizzazione, l’inaugurazione dell’avveniristico Park Zarjad’e costruito sul terreno del vetusto hotel Rossija, nonché l’impeccabile impressione lasciata da Mosca ai numerosi visitatori accorsi per i mondiali di calcio: ciò ha contribuito notevolmente ad instillare nei moscoviti la fiducia nell’operato di Sobjanin, figura molto vicina al Presidente Putin, che lo ha ufficialmente appoggiato nel corso di un evento elettorale svoltosi proprio in un Park Zarjad’e gremito della folla attirata dalla serie di concerti gentilmente offerti dal candidato di Russia Unita. I russi si sono dimostrati ancora una volta sensibili al Panem et Circenses, nonostante l’astensionismo dilaghi anche nella capitale. Le riforme necessarie allo sviluppo definitivo del Paese, nonché le decisioni relative alla successione di un potere presidenziale tanto grande quanto problematico, sembrano dover ancora attendere, seppur siano assolutamente necessarie.