L'iniziativa “24 ore per il Signore“, nata cinque anni fa su iniziativa del Pontificio consiglio per la Nuova Evangelizzazione, sta diventando un punto fermo del periodo di Quaresima. L'apertura di questa “maratona di preghiera e confessioni“, che ha per tema il versetto del Salmo 130 “Presso di te è il perdono”, avverrà oggi alle 17 con la celebrazione penitenziale presieduta nella Basilica di S. Pietro da Papa Francesco, che negli anni scorsi confessò anche alcuni fedeli. In Terris ha raggiunto telefonicamente il presidente del Pontificio consiglio, l'arcivescovo Rino Fisichella, che si trova a Bangalore, in India, fino a domenica per partecipare ai lavori della Conferenza episcopale dedicati proprio alla Nuova Evangelizzazione.
Qual è il senso di “24 ore per il Signore”?
“Il senso è duplice. Il primo è offrire un tempo di misericordia che posa raggiungere tutti, tenere le nostre chiese con le porte spalancate, aiutare quanti hanno il desiderio di riconciliarsi con il Signore a non avere ostacoli e quindi mettere sacerdoti a disposizione, offrire la possibilità, nella vicinanza della Pasqua, di un impatto positivo con la propria vita. Il secondo è quello di aiutare a riflettere e a pregare. Viviamo un tempo in cui il desiderio di silenzio aumenta davanti al frastuono, al chiasso della vita, e aumenta anche il desiderio di relazioni che vadano oltre l'individualismo in cui ci siamo rinchiusi. 24 ore per il Signore vuole esprimere un'esperienza di fede che pone se stessi dinanzi alla misericordia di Dio”.
Spesso, però, il sacramento della riconciliazione è poco considerato, per un malinteso senso di vergogna o per una mentalità che porta a dire “me la vedo direttamente con Dio”, malgrado sia il più grande atto di misericordia. Perché è necessaria la mediazione di un sacerdote?
“Papa Francesco lo ha ribadito più volte: è importante affinché non ci illudiamo di parlare con noi stessi. Qualcuno sostiene che basta che mi metto davanti al Crocifisso e dico i miei peccati; però rimane sempre un gesto individuale, noi ancora una volta chiusi con noi stessi, senza avere la certezza che ci viene offerta la parola misericordiosa di Dio. La mediazione del sacerdote è anche la mediazione del Padre, quella capacità di far scoprire che Dio è veramente come il Padre della parabola del figliol prodigo, è una persona che va incontro a tutti, che capisce e che restituisce la gioia. Il sacerdote ha questo compito: dare la certezza del perdono, della misericordia e della gioia che ne segue”.
Il S. Padre ricorda spesso che il confessionale non è una sala di tortura: c'è una “ripresa” della pratica di questo sacramento?
“Dai diversi resoconti che abbiamo ricevuto dai vescovi e che riceviamo in occasione delle visite ad limina abbiamo visto che con il Giubileo della Misericordia c'è stata una grande ripresa, se ne è rivalutata in qualche modo l'importanza. Durante il Sinodo del 2012 sulla Nuova Evangelizzazione qualche padre sinodale aveva detto proprio questo: la nuova evangelizzazione ha bisogno di far riscoprire la riconciliazione che è il sacramento 'fratello' del battesimo. Riscoprire il battesimo, l'identità, chi noi siamo, l'appartenenza alla comunità cristiana, si coniuga con la riscoperta e la celebrazione del sacramento della riconciliazione per manifestare il più possibile chi veramente siamo e dove stiamo andando”.
Il Papa dà l'esempio, confessa anche durante le visite pastorali nelle parrocchie. Però, almeno in Italia, non è sempre facile trovare un sacerdote disponibile: non serve un “richiamo” in tal senso?
“Certamente. 24 ore per il Signore è un momento che vuole essere anche una provocazione per noi sacerdoti, l'invito ad essere più a disposizione, sia per il sacramento sia per l'ascolto e la direzione spirituale. Devo dire che è molto importante per i sacerdoti questo passaggio perché la riconciliazione non può essere ridotta a uno schematismo rinchiuso in un orario, quando lo desideriamo noi. 24 ore per il Signore significa mantenere aperte le porte delle nostre chiese senza orario. Capisco che ci sono difficoltà, in una società come la nostra, però sarebbe molto bello se in ogni diocesi i nostri fedeli sapessero che c'è una chiesa aperta per sempre, 24 ore, dove ci sono sacerdoti disponibili. Posso assicurare che ce ne sono parecchie, in Italia e all'estero. Sta diventando sempre più usuale, anche dopo il Giubileo, che le diocesi si attrezzino, con sacerdoti che svolgono il grande ruolo di confessori, che in alcune chiese o santuari ci sia sempre la possibilità di ricevere l'assoluzione”.
Papa Francesco continua le visite dei Venerdì della Misericordia e lei lo accompagna sempre. Cosa prova a stare così vicino al S. Padre “sul campo”?
“Sono sempre un'esperienza di forte commozione. Anche l'ultimo che abbiamo fatto, la realtà di una casa all'Eur tolta alla criminalità organizzata e messa a disposizione di un esperimento unico in Italia. E' un'emozione… Doveva vedere come il Papa giocava con questi bambini e come le loro mamme, che non dimentichiamo sono condannate a scontare una pena, come queste mamme con gli occhi arrossati di pianto si avvicinavano al Papa, come esprimevano anche i propri sentimenti… E' una forte emozione che fa capire quanto la presenza di Papa Francesco sia percepita in tutte queste situazioni di profondo disagio, sofferenza e a volte di emarginazione come una vicinanza incredibile. Un'attesa che dà senso alla vita”.
Lei è stato cappellano del Parlamento. Cosa auspica dopo il voto di domenica scorsa?
“Sono passati ormai sette anni da quando ero cappellano, e ce ne sono stati già altri due… Quello che posso vedere da lontano è la necessità di un richiamo a un forte senso di responsabilità per il bene comune. Bisogna che ognuno metta tra parentesi le proprie ambizioni e si riscoprano invece le esigenze del bene comune del Paese”.
Mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione
Tra le novità di quest'anno, l’adesione dei cappellani delle carceri italiane che hanno organizzato apposite meditazioni con i detenuti. Nelle grandi città diverse le chiese che resteranno aperte per partecipare all'iniziativa: a Milano c'è un elenco pubblicato sul sito della diocesi, a Roma la basilica di S. Maria in Trastevere, a Genova S. Marta e a Torino la parrocchia dell'Assunzione al Lingotto. Ma sono solo alcuni esempi di una iniziativa che rappresenta davvero un esempio di “globalizzazione” positiva.