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“In dialogo con i giovani”: testimonianza a In Terris sulla centralità dell’ascolto

Intervista sull'educazione come missione a suor Anna Maria Vissani, responsabile del Centro di spiritualità sul Monte

Il compito educativo nella missione della Chiesa. L’educazione come arte della crescita e della maturazione: Papa Francesco e il patto educativo globale. Jorge Mario Bergoglio invita tutti a “trovare insieme soluzioni, avviare processi di trasformazione senza paura e guardare al futuro con speranza”. E’ la proposta di costruire un patto educativo a livello globale per ravvivare l’impegno per e con le giovani generazioni attraverso “dialogo costruttivo, ascolto paziente e mutua comprensione”.

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Suor Anna Maria Vissani. A destra: la copertina del libro. Foto: Centro di Spiritualità sul Monte

In Terris ha intervistato suor Anna Maria Vissani, originaria di Tolentino, responsabile del Centro di spiritualità sul Monte. La religiosa, Adoratrice del Sangue di Cristo, ha conseguito il dottorato in Teologia Morale nel 1985, il Master in Bioetica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma nel 1995. Ha il titolo di Licenza in Teologia spirituale, ottenuto all’Università Gregoriana. Ha insegnato, per diversi anni, in istituti di Scienze Religiose nelle Marche, teologia morale e teologia spiritale. Ha conseguito il diploma di Grafologia nel 2008, con specializzazione in Consulenza della Personalità. Dirige un Centro di Spiritualità a Castelplanio (Ancona) dal suo inizio con corsi di spiritualità e di preghiera, corsi di preparazione al matrimonio, corsi per famiglie e adulti in genere. Guida Esercizi Spirituali per diverse categorie di persone. Dedica molto tempo ad ascoltare persone con difficoltà relazionali. Da sempre ha avuto una particolare attenzione al tema della donna nella società e nella Chiesa e ad argomenti di attualità come la fragilità, l’amicizia, la relazione. Pubblica libri a sfondo psicologico-spirituale.

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Foto © Samantha Zucchi/Insidefoto/Image

In che modo il Papa sollecita la Chiesa universale a svolgere la propria missione nel campo dell’educazione e in dialogo con la società?
“Il suo pensiero è profondamente radicato nello spirito del Concilio e rilancia i principi da esso formulati. In particolare, riflette i contenuti della dichiarazione ‘Gravissimum educationis’, dove si legge che l’educazione deve rispondere alle esigenze della persona, ma allo stesso tempo deve essere aperta ad una fraterna convivenza con gli altri popoli per favorire la vera unità e la pace sulla terra. Papa Francesco indica tre obiettivi. Mettere al centro la persona da formare secondo una sana visione antropologica. Investire con qualità professionale, creatività e responsabilità le migliori energie, mettendo in atto una progettualità di lunga durata. Formare persone che siano disponibili a mettersi al servizio della comunità secondo lo spirito evangelico. Gli adulti e i formatori hanno una grave responsabilità verso le giovani generazioni che vanno formate a rispondere alle nuove sfide dei nostri tempi, senza negare l’immutabile valore della verità. Ma comunicandola con un linguaggio comprensibile e attuale”.

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Foto di Kimberly Farmer su Unsplash

Qual è l’obiettivo?
“E’ necessario un patto educativo ampio e in grado di trasmettere non solo la conoscenza di contenuti tecnici, ma anche e soprattutto una sapienza umana e spirituale, fatta di giustizia e… comportamenti virtuosi e in grado di realizzarsi in concreto. Occorre interrogarsi sul ‘come’ una generazione trasmette le sue conoscenze ed i suoi valori a quella seguente.
Ma questo processo di trasmissione coinvolge la responsabilità di tutti e deve raggiungere tutte le dimensioni della persona. E’ opportuno creare un patto tra la famiglia, la scuola, la patria e il mondo, la cultura e le culture per un rinnovato sforzo di generosità e di accordo universale. Si tratta si superare le ‘piccolezze’ che ci rinchiudono nel nostro mondo angusto per andare nel mare aperto globale ed affrontare le diversità ed i cambiamenti culturali con un’educazione capace d’individuare i veri valori umani in una prospettiva interculturale e interreligiosa”.
Cos’è oggi l’educazione?
“L’educazione è un movimento ecologico, in quanto contribuisce al recupero dei diversi livelli di equilibrio: quello interiore con sé stessi, quello solidale con gli altri, quello naturale con tutti gli esseri viventi, quello spirituale con Dio. Per raggiungere questo equilibrio integrale sono richiesti educatori capaci di reimpostare gli itinerari pedagogici di un’etica ecologica che aiuti a crescere nella solidarietà e nella responsabilità. L’educazione è un movimento inclusivo, forma a farsi aperti ed accoglienti verso tutti gli esclusi, a causa della povertà, delle guerre, delle carestie e catastrofi naturali, della selettività sociale, delle difficoltà familiari. Si tratta delle emarginazioni provocate da distinzioni di sesso, di religione o di etnia”.

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Credit: UFFICIO IMAGOECONOMICA

E per un credente?
“L’inclusione è parte integrante del messaggio salvifico cristiano. L’educazione è inoltre un movimento pacificatore, che porta armonia e pace. Questo aspetto, già sottolineato da papa Francesco in molti altri discorsi, qui viene considerato come una forza da alimentare contro la “egolatria” che genera non-pace, le fratture tra le generazioni, tra i popoli, tra le culture, tra il maschile e il femminile. Papa Francesco ha lanciato un forte appello alla comunità educativa a cui sono chiamati i diversi soggetti a livello di scuole e di università, per formare la comunità autenticamente umana e animata dallo spirito cristiano, dove si viene aiutati a crescere e a maturare attraverso lo studio, la ricerca e tutte le altre attività e linguaggi formativi”.
In che modo si realizza il patto educativo?
“Un elemento tipico dell’educazione è quello di essere un movimento di squadra: esso cioè non è mai l’azione di una singola persona o istituzione. Papa Francesco chiarisce tale concetto citando la dichiarazione Gravissimum educationis, e le costituzioni apostoliche Ex corde Ecclesiae e Veritatis gaudium, rispettivamente per le università cattoliche e le facoltà ecclesiastiche. E’ il richiamo alla comunità educativa a cui sono chiamati i diversi soggetti a livello di scuole e di università, per formare la comunità autenticamente umana e animata dallo spirito cristiano, dove si viene aiutati a crescere e a maturare attraverso lo studio, la ricerca e tutte le altre attività e linguaggi formativi”.

Materiale scuola
Foto di Laura Rivera su Unsplash

Cosa si intende per nuovo umanesimo cristiano?
“Negli anni immediatamente successivi al concilio, Paolo VI, nell’enciclica Populorum progressio, sottolineava il ruolo decisivo che deve avere l’educazione di tutto l’uomo e di tutti gli uomini per poter promuovere un vero progresso nel mondo. Ma per raggiungere tale obiettivo, papa Montini riteneva indispensabile superare tre ostacoli. La grave carenza di pensiero, la povertà di riferimenti ad un’antropologia che fosse aperta alla trascendenza e la mancanza di fraternità tra le persone e tra i popoli. Nei decenni successivi, il grande magistero di Giovanni Paolo II sviluppava ampiamente queste tematiche collegando educazione e cultura, come fece nella memorabile allocuzione all’Unesco del 2 giugno 1980. Egli sottolineava la convergenza fra cristianesimo e umanesimo e, quindi, fra cristianesimo e cultura. Tutto ciò che è umano interessa la cultura, perché l’uomo, via della cultura, è anche la strada sulla quale la Chiesa e la cultura si incontrano”.

Scuola calendario
Foto di Deleece Cook su Unsplash

Può farci un esempio?
“Per il cristiano educare, fare cultura significa aiutare l’uomo ad essere di più, riportando la verità sull’uomo ai tratti originari del volto di Cristo. Queste considerazioni vengono ribadite sia dall’enciclica ‘Sollicitudo rei socialis’ con cui papa Wojtyla vent’anni più tardi rilanciava l’enciclica di Paolo VI, denunciando la presenza nel mondo di strutture di peccato che impediscono la crescita ordinata degli uomini e dei popoli, sia dalla Centesimus annus, con il richiamo ai principi dell’umanesimo cristiano. Benedetto XVI, nell’enciclica Caritas in veritate, come pure in molti altri interventi, riprende questi temi attirando l’attenzione sull’emergenza educativa che costituisce una delle più grandi sfide per l’uomo e per la cultura attuale. Di fronte ad essa, l’intera società e anche la comunità cristiana si devono sentire interpellate. Si supera l’emergenza se attraverso l’educazione si prende coscienza che la carità nella verità pone l’uomo davanti alla stupefacente esperienza del dono; l’essere umano è fatto per il dono, che ne esprime ed attua la dimensione di trascendenza”.

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Foto di Element5 Digital su Unsplash

Qual è stato, a questo riguardo, il contributo degli ultimi due pontificati?
“Secondo Joseph Ratzinger oggi l’umanità appare molto più interattiva di ieri: questa maggiore vicinanza si deve trasformare in vera comunione. Lo sviluppo dei popoli dipende soprattutto dal riconoscimento di essere una sola famiglia, che collabora in vera comunione ed è costituita da soggetti che non vivono semplicemente l’uno accanto all’altro.
Inserito pienamente nel filone del magistero ecclesiale tracciato a partire dal concilio, papa Francesco lancia l’impegno di realizzare un patto educativo a livello mondiale. In tutti i suoi interventi si avverte il riflesso di una passione educativa che lo accompagna da sempre e gli fa intravedere nella scuola, nell’università e nei vari luoghi deputati alla formazione di ragazzi e giovani altrettanti mezzi indispensabili per portare/condurre – (senso etimologico del termine latino ‘e-ducere’) – le future generazioni ad acquisire una consapevolezza del vivere con responsabilità, a penetrare dentro la realtà per cogliervi i valori che possono rappresentare un’autentica bussola nella complessità del mondo contemporaneo. Considero questo suo messaggio una profezia per il mondo di oggi, che appare ai nostri occhi sempre meno capace di comprendere e accompagnare le giovani generazioni. Peccato che dopo un inizio folgorante con iniziative costruttive, cariche di entusiasmo nelle Chiese locali e nei diversi luoghi educativi, ci siamo un po’ tutti arenati”.

 

 

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