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Colombo: “La formazione deve sviluppare una cultura sociale e solidale”

L'importanza della scuola e della formazione professionale quale strumento di inclusione spiegati a Interris.it da Giovanni Colombo, direttore generale di Enaip Lombardia

La centralità della persona e lo sviluppo del suo ruolo nella società civile, soprattutto in questo momento storico segnato dall’emergere di nuove fragilità sociali, ci pongono di fronte alla necessità di una formazione di qualità per le giovani generazioni a cui, senza alcun dubbio, deve unirsi la possibilità di entrare a far parte del mondo del lavoro, anche e soprattutto per i cittadini più in difficoltà che, per qualche motivo, ne sono stati precedentemente esclusi.

L’azione di Enaip

Le necessità sopra elencate hanno fatto sì che, nel corso del tempo, diversi enti di formazione a differenti livelli, abbiano messo in campo le soluzioni più disparate per garantire ciò che, la Costituzione italiana, ha sancito senza riserve negli articoli 1, 34 e 35. Una di queste è Enaip il quale, dal 1951, opera sul fronte della formazione professionale con lo spirito proprio del cristianesimo sociale. Interris.it, in merito a questa esperienza di prossimità, ha intervistato Giovanni Colombo, direttore generale di Enaip Lombardia.

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Foto di sol su Unsplash

L’intervista

Colombo, quali sono le attività di Enaip Lombardia volte a incentivare la formazione e l’inclusione dei più giovani?

“Le attività che svolgiamo su questo versante sono molteplici: partiamo dall’orientamento effettuato nelle scuole medie e superiori. Sul fronte dell’inclusione stiamo attuando una serie di progetti in diverse province, partiti da Bergamo e ora diffusi anche a Varese e Milano dove, anche in base ai bisogni specifici del territorio e ai bandi disponibili per reperire risorse, mettiamo in campo diverse attività volte ad includere le persone con disabilità, valorizzando le loro competenze e inclinazioni. Uno in particolare, ad esempio, è quello delle isole formative, nel quale si verifica un proficuo esempio di sinergia tra mondo della formazione, del lavoro e della disabilità i quali, attraverso il matching, ottengono risultati molto interessanti sul fronte dell’inclusione lavorativa, pari al 70 – 80% dei soggetti coinvolti.”

La vostra mission si connota anche per la formazione degli adulti nell’ottica di un reinserimento nel mondo del lavoro. Quali sono le vostre azioni più significative in merito?

“Svolgiamo una serie di azioni in tal senso, partendo dalla formazione continua, svolta con fondi interprofessionali volta alla presa in carico degli adulti, capendo i loro bisogni e sviluppando le loro competenze al fine di reinserirli nel mondo del lavoro. Attraverso le politiche attive del lavoro, conosciute con il nome di Gol, nel biennio 2023 – 2024, nell’ambito del territorio lombardo, abbiamo preso in carico più di 1900 persone per un monte ore di formazione pari a 9870 ore. Questo significa dare una chance: vogliamo trasformare una fragilità del sistema in un’opportunità. Dobbiamo e vogliamo agire sempre di più su questi aspetti.”

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Foto di Miguel Á. Padriñán da Pixabay

Quali sono i suoi desideri per lo sviluppo futuro delle vostre attività?

“Il mondo degli adulti e della loro formazione ci sta molto a cuore, in particolare di coloro che, una volta finiti i corsi di formazione professionale, hanno difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro e in quello dell’università. Secondo gli ultimi dati, ad esempio, si calcola che, a Milano, si verifichino circa settemila abbandoni universitari, un numero elevatissimo. Questi adulti, che hanno molte potenzialità, vanno supportati nel reinserimento nel mondo del lavoro. Serve quindi una formazione a 360 gradi nell’ambito dello sviluppo di una cultura sociale e solidale.”

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