La sua vita è del tutto leggendaria. Tuttavia in documenti maceratesi che risalgono al 1022, il nome del santo compare ben 33 volte. Giuliano, giovane nobile, sta inseguendo un cervo che, all’improvviso si ferma e gli dice che uno come lui non era neppure degno di cacciarlo perché avrebbe ucciso il padre e la madre.
Giuliano, disperato per la tragica profezia si allontana dai suoi genitori senza neppure avvertirli dall’accaduto. Si reca in un Paese lontano, dove si mette a servizio di un principe che molto soddisfatto del suo operato lo nomina capo dei soldati. Nel frattempo i suoi genitori, si mettono a cercarlo, finché un giorno arrivano nel castello dove abita Giuliano che in quel giorno è assente perché in viaggio.
I due coniugi vengono accolti dalla moglie di Giuliano, che venuta a conoscenza della loro storia, capisce che sono i suoi suoceri. Per prudenza non dice nulla e li ospita nella camera da letto che condivide con il marito. Il mattino la moglie di Giuliano si reca a messa, nel frattempo rientra il marito che va in camera e vedendo nella penombra due persone che dormono nel suo letto matrimoniale, li scambia per la moglie con l’amante, e li uccide entrambi.
Giuliano uscendo dal castello incontra la moglie che tornando dalla Chiesa gli dice che quelle due persone che ha ospitato nel loro letto sono i suoi genitori. Giuliano è disperato e vuole migrare per il mondo facendo del bene finché il Signore non lo perdonerà. La moglie insiste per stargli vicino. Dopo un lungo peregrinare si fermano sul fiume Potenza per aiutare chi vuole attraversare il fiume e vi costruiscono anche un edificio per accogliere i poveri e i pellegrini.
Morte
Dopo molti anni a completo servizio degli altri, una notte Giuliano sente una voce che invoca il suo aiuto. Accorre prontamente, trova un uomo quasi assiderato, lo porta a casa e poi lo fa distendere nel suo letto e lo copre accuratamente.
Improvvisamente quell’uomo diviene splendente e levatosi in aria gli dice che il Signore ha accettato la sua lunga penitenza e che, tra breve insieme alla sposa, avrebbe trovato la pace eterna e così avviene dopo pochi giorni.
L’unica reliquia del santo è quella del braccio sinistro: “Il Santo Braccio” custodita nella Cattedrale di Macerata dedicata al santo. Viene ritrovato il giorno dell’Epifania del 1442: dopo la Messa un vecchio si reca dal vescovo celebrante e e gli dice che per ispirazione divina è a conoscenza dove si trova la sacra reliquia. Il vescovo fa eseguire degli scavi nel luogo indicato e trova il braccio santo.
Tratto dal libro “I santi ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi