Le bellezze del ‘500 tornano a splendere in una mostra allestita dal 21 settembre 2017 al 21 gennaio 2018 a Firenze, presso gli spazi di Palazzo Strozzi. Saranno esposte circa 70 opere che metteranno in primo piano la produzione dei più celebrati maestri del tempo, in un confronto serrato tra rinascimento e Controriforma, tra sacro e profano: un insieme di opere nate alla corte dei Medici.
Il Cinquecento a Firenze
“Il Cinquecento a Firenze”, è la rassegna conclusiva della trilogia di Palazzo Strozzi, curata da Carlo Falciani e Antonio Natali per raccontare un’epoca straordinaria di estro intellettuale, segnata da eventi di rilevanza storica come il Concilio di Trento o dominata dalla figura di Francesco I de’ Medici, rappresentante del mecenatismo europeo. Le 70 opere, tra dipinti e sculture, sono stati selezionati per testimoniare ai massimi livelli la temperie culturale del tempo. Ecco che, in un percorso espositivo cronologico e tematico, si troveranno affiancate opere di sommi maestri quali Michelangelo, Pontormo e Rosso Fiorentino, ma anche di pittori come Giorgio Vasari, Jacopo Zucchi, Santi di Tito o gli scultori Giambologna, Bartolomeo Ammannati e Vincenzo Danti, quasi tutti artisti coinvolti sia nelle imprese dello Studiolo, della Tribuna sia nella decorazione delle chiese fiorentine secondo le indicazioni conciliari. L’estemporanea nasce da un excursus delle arti fiorentine che arriverà fino al 1550, anno della pubblicazione della prima edizione delle “Vite” di Giorgio Vasari, e che comprenderà il ‘Dio fluviale’ di Michelangelo e la “Pietà di Luco” di Andrea del Sarto, ma anche le opere capitali di Pontormo, Rosso Fiorentino e Bronzino nello straordinario confronto tra la “Deposizione di Santa Felicita”, la “Deposizione dalla croce” di Volterra e il “Cristo deposto” di Besanon (1542-1545 circa).
Cellini, Salviati e Vasari
Come riporta l’Ansa, ci saranno inoltre importanti lavori di Cellini, Salviati e Vasari. Addentrandosi nel percorso, l’allestimento si muoverà in maniera speculare, con ampi spazi dedicati ai temi sacri ideati dagli artisti impegnati nelle chiese riformate fiorentine, per passare poi alla produzione di soggetti profani (spesso legati alla personalità di Francesco I). In entrambe le sezioni si ritroveranno i medesimi artefici tra cui Giorgio Vasari, Mirabello Cavalori, Girolamo Macchietti, Santi di Tito, Jacopo Coppi, Maso da San Friano, Giovanni Battista Naldini, Giambologna. E se fra le opere sacre non mancheranno la “Crocifissione” della Chiesa di Santa Maria del Carmine del Vasari, l'”Immacolata concezione” del Bronzino, in deposito alla Chiesa della Madonna della Pace, la “Resurrezione” della Basilica di Santa Croce di Santi di Tito, “Cristo e l’adultera” di Alessandro Allori, tra quelle profane ci sanno le sei lunette, riunite per la prima volta, che costituiscono uno dei rari cicli pittorici di soggetto profano e allegorico eseguiti da alcuni dei pittori coinvolti nello Studiolo di Francesco I a Palazzo Vecchio.