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Al via la costruzione di un telescopio solare in Antartide: Italia protagonista

Dopo oltre 10 anni di attesa, è alfine iniziata la realizzazione di un telescopio solare al Polo Sud, nella Stazione Polare Amudsen-Scott. Un evento di grande importanza dal punto di vista astronomico che si tinge dei colori della nostra bandiera: alla spedizione infatti partecipano anche due italiani dell’università romana di Tor Vergata, Francesco Berrilli e Stefano Scardigli. L’Osservatorio Solare del Polo Sud si trova a 2800 metri di altezza e avrà l’obiettivo di studiare i complessi movimenti ‘dell’atmosfera’ che avvolge della nostra stella.

E’ proprio Berrilli a spiegare il perchè della scelta dell’Antartide: “Il Polo Sud, con punti che raggiungono i circa 3000 metri sul livello del mare, è un luogo privilegiato, per l’osservazione solare”, ha spiegato il ricercatore. “Da qui – ha aggiunto – è possibile osservare il Sole durante l’estate australe per mesi interi, con misure virtualmente ininterrotte e condizioni di stabilità atmosferica e pulizia del cielo eccezionali”. Alla spedizione scientifica guidata dall’università Georgia State partecipa anche l’Agenzia Spaziale Europea (Esa).

Già nel 2004 gli scienziati evidenziavano come l’Antartide fosse il luogo migliore sulla Terra per costruire un telescopio: i ricercatori avevano studiato le turbolenze atmosferiche scoprendo che lì l‘aria è così immobile che la luce delle stelle distanti viene distorta meno che in qualsiasi altro punto del pianeta.

Il popolo italiano ha anche un altro motivo di orgoglio. Il nuovo telescopio ha un ‘cuore’ tecnologico italiano che gli permetterà di studiare i movimenti del plasma solare con un dettaglio senza precedenti e aiutare così a prevedere ad esempio i brillamenti, vale a dire dei violentissimi getti di radiazioni e materia che possono essere un pericolo per le missioni spaziali e le telecomunicazioni.

L’osservatorio è installato nella base Statunitense realizzata esattamente sul Polo Sud geografico, vale a dire il luogo (alla latitudine di 90° S) dove convergono tutti i meridiani. È definito come il punto in cui l’asse di rotazione terrestre interseca la superficie ed è considerato uno dei posti ideali per la ricerca scientifica.

Ma esistono anche delle difficoltà nel lavorare al Polo Sud: la temperatura tutt’altro che mite. Il nuovo strumento richiede infatti che la messa a punto “venga effettuata all’esterno della stanza di controllo – ha spiegato Berrilli – a temperature percepite tra -35 e -40 gradi”. Una sfida per i nostri ricercatori e per tutti i loro colleghi. Grazie anche al contributo italiano, il telescopio sarà operativo a breve e resterà in funzione per almeno 3 anni.

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