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Ucraina: Soleterre, al via un progetto per le vittime di ordigni esplosivi

Nel Paese ucraino sono molte le persone vittime di un ordigno esplosivo che hanno bisogno di cure. Interris.it ne ha parlato con Daniele Bordoli della Fondazione Soleterre, pronta a partire con un nuovo progetto

Nell’Ucraina bombardata dall’offensiva russa, le mine e gli ordigni esplosivi sono una delle cause principali di lesioni gravi e mutilazioni della popolazione civile, che affolla le strutture sanitarie e che richiede cure mediche urgenti. Per far fronte a questa emergenza, che peraltro non sembra terminerà in tempi brevi, la Fondazione Soleterre, insieme a Fondazione Zaporuka e con il finanziamento dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, sta avviando un progetto che che prevede il supporto di tre ospedali ucraini nella gestione di emergenze complesse, legate alla cura e alla riabilitazione delle vittime di ordigni esplosivi nelle città di Kiev, di Lepoli e di Dnipro.

L’intervista

Interris.it ha intervistato Daniele Bordoli, responsabile della comunicazione di Soleterre in Ucraina, che si trova a Kiev. Lui ha spiegato l’attività della fondazione che rappresenta e il nuovo progetto che coinvolgerà circa 2.900 vittime di ordigni esplosivi, di cui il 50% sono minori e il 35% donne.

Daniele, Soleterre conosce molto bene la terra ucraina. Come è nato questo progetto?

“Il nostro legame con questo Paese è molto forte, visto che dal 2003 operiamo in loco. Questo ci ha permesso di collaborare con Fondazione Zaporuka, associazione ucraina che aiuta concretamente le famiglie che hanno un figlio, vittima di cancro. Forti di queste connessioni, Soleterre ha voluto dare una risposta adeguata alle difficoltà che gli ospedali locali hanno nell’affrontare le emergenze dovute alle esplosioni sempre più frequenti nel Paese”.

A livello pratico che che cosa farete?

“Noi saremo presenti nei maggiori centri di riferimento ucraini per il trattamento chirurgico e riabilitativo delle ferite di guerra. Le nostre attività saranno sempre coodiuvate dalla stretta e virtuosa collaborazione con alcuni ospedali italiani, tramite i quali verranno forniti dei protocolli specifici e procedure condivise per ogni fase della presa in carico del paziente, dal trasporto, alla riabilitazione post-operatoria. Questo processo è fondamentale e rappresenta il primo livello del nostro intervento”.

Quali sono gli altri livelli?

“Un secondo step è quello di potenziare il supporto sanitario nella gestione delle emergenze complesse, migliorando le condizioni strutturali ospedaliere e rendendo l’erogazione dei servizi più efficace, attraverso la riabilitazione dei reparti e la fornitura di attrezzature mediche e di medicinali. Il terzo livello di intervento coincide con la formazione specifica in Italia di un team composto da quindici operatori sanitari dei tre ospedali, migliorando così le capacità del personale medico-sanitario. In parallelo  poi, avvieremo anche un potenziamento dello staff ospedaliero, supportando gli ospedali nell’assunzione di personale specifico per la riabilitazione psico-fisica dei pazienti vittime delle mine. Il quarto livello, infine, prevede l’assistenza diretta alle vittime delle mine attraverso la riabilitazione psicologica dei pazienti, il supporto abitativo per coloro che svolgono una riabilitazione, presso la casa di accoglienza di Kiev e di Lepoli di Soleterre e di Zaporuka, e la distribuzione di kit igienici e di prima necessità ai pazienti sfollati ricoverati”.

Quanto è indispensabile il supporto psicologico?

“È fondamentale e richiede uno sforzo mentale molto importante. A tal proposito di questo, mi vengono alla mente le parole di una psicologa dell’ospedale Saint Nicholas di Lepoli che mi ha raccontato che a volte ci vuole anche un mese prima che un minore, a cui è stato mutilato un arto, riesca a disegnarsi senza la parte del corpo persa. Per arrivare a ciò serve un percorso psicologico molto profondo ed intensivo che porti alla piena accettazione di quello che è accaduto”.

Quanto pesa subire una menomazione in un Paese come l’Ucraina?

“Moltissimo e questo aspetto è anche dovuto alla questione attualmente economica che è peggiorata con l’inizio del conflitto. Gli investimenti sulla sanità sono drasticamente diminuiti e attualmente sono circa un decimo di quelli che vengono impiegati sulla difesa. Questa realtà si traduce con la mancanza di supporto assistenziale e di inserimento di cura che possa in qualche modo alleviare e mitigare le condizioni provocate da una lesione grave”.

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