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Oliviero Forti sull’immigrazione: “Nessuna discontinuità con ciò che è accaduto negli scorsi”

Per far fronte alla crescita esponenziale del flusso dei migranti, il governo Meloni ha dichiarato lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale

L’eccezionale incremento dei flussi di persone migranti attraverso le rotte del Mediterraneo delle ultime settimane, ha indotto il governo a deliberare per sei mesi lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale. La soluzione consente di sbloccare fondi e poteri che permetteranno di gestire più rapidamente le criticità emerse con il moltiplicarsi degli arrivi che da inizio anno sono 31.200. Il dato registra un +300% rispetto all’anno scorso, riempiendo così tutti gli hotspot attualmente presenti nel Paese. Interris.it ne ha parlato con Oliviero Forti, responsabile dell’ufficio politiche migratorie e protezione internazionale di Caritas italiana.

Signor Forti, il numero degli immigrati diretti verso il nostro Paese è in aumento. Che cosa sta accadendo?

“Sono più di vent’anni che mi occupo di questo tema e non vedo nessuna discontinuità con ciò che è accaduto negli scorsi. L’unico differenza è l’incremento del flusso migratorio rispetto ai tre anni precedenti nei quali c’è stata la pandemia che ha rallentato gli arrivi via mare. I numeri di oggi sono alti ma non paragonabili ad esempio a ciò che avevamo già vissuto nel 2011 durante il governo Berlusconi. Anche in quel frangente è stato dichiarato lo stato di emergenza e siamo riusciti a far fronte a questa situazione”.

Ad oggi abbiamo la stessa capacità?

“Direi di sì, perché noi abbiamo tutti i mezzi e le risorse anche normative per affrontare questa emergenza. Il governo ha scelto la via dello stato di emergenza per dare innanzitutto un discutibile messaggio di crisi in atto e per coinvolgere la protezione civile che ha le risorse di mezzi e di uomini, capaci di gestire un numero crescente di persone rispetto a quanto potrebbero fare le prefetture. Ci tengo a dire che questa situazione non subirà un rallentamento immediato in quanto siamo alle porte della bella stagione e i flussi migratori in condizioni meteo favorevoli aumentano”.

Questa situazione di emergenza si potrebbe prevenire?

“Sappiamo che il nostro Paese è esposto a questi flussi migratori e sarebbe sensato muoverci in anticipo prima che queste emergenze si palesino. Uno degli interventi da fare è quello di potenziare i centri di accoglienza esistenti. Si pensi per esempio a quello di Lampedusa che da anni è al collasso e basterebbe sistemarlo e creare un sistema di trasferimenti veloci da lì alla terraferma”.

I numeri dicono che nei primi tre mesi dell’anno gli sbarchi sono triplicati rispetto allo scorso anno. Secondo lei a cosa è dovuto questa impennata?

“L’aumento non stupisce perché, come detto, negli ultimi anni ci sono state delle vicende, come il covid, che hanno rallentato il flusso migratorio. Inoltre, l’aggravarsi della situazione in Tunisia rende questo paese più fragile e, dunque, oltre ad essere ormai un paese di transito per i migranti subsahariani è diventato anche paese di partenza per molti cittadini tunisini”.

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