Prosegue il giro di vite contro la libertà religiosa in Uzbekistan. Le autorità di Tashkent hanno una vietato la diffusione di una rilettura in chiave poetica del Corano, tradotta e curata in uzbeko da Jamol Kamol, popolare narratore. La traduzione in versi del testo sacro dell’Islam era stata autorizzata lo scorso settembre salvo poi essere bloccata dal Comitato per gli affari religiosi, organismo utilizzato dal governo per controllare la pratica del culto nel Paese. I vertici di Tashkent , in un comunicato, hanno spiegato che “il libro avrebbe potuto causare divisioni all’interno della società ed essere fonte di tensione”. Ma la morsa statale non si stringe solo attorno ai musulmani; un paio di mesi fa, infatti, le autorità avrebbero sorpreso alcuni cristiani protestanti mentre leggevano la Bibbia senza i necessari nulla osta. La violazione è costata al gruppo una multa salata. A nulla sono valse le proteste, i giudici a ottobre hanno fatto partire il processo.
Alcuni testimoni, fra l’altro, sostengono che il caso sia stato montato ad arte. Secondo queste fonti le forze dell’ordine, durante il blitz nell’abitazione dove il gruppo si era riunito, avrebbero appositamente piazzato del materiale religioso per incastrare i cristiani. A fine ottobre un episodio simile: la polizia sarebbe entrata in una casa dove vivevano madre e figlio, scambiati per Testimoni di Geova (una minoranza perseguitata). Durante l’operazione sarebbero stati sequestrati oggetti e libri a carattere sacro di cui, successivamente, il magistrato avrebbe ordinato la distruzione.