La tutela della nostra “Casa comune” passa obbligatoriamente attraverso il varo di politiche ambientali che, senza se e senza ma, siano in grado di mettere al centro il contrasto ai cambiamenti climatici, l’evoluzione industriale sostenibile e lo sviluppo umano integrale delle persone. Ad oggi, purtroppo, ci troviamo in un momento storico critico ed è un dovere di tutti i cittadini italiani ma, anche e soprattutto europei, sforzarsi per mettere in campo quella che si potrebbe definire una “rivoluzione culturale” sul versante della tutela ambientale per far sì che, le generazioni future, possano ancora usufruire delle preziose risorse che la Terra ci dona.
L’Europa, pensando all’esperienza di pace, condivisione e fraternità che ha portato alla sua fondazione dopo le grandi sofferenze della Seconda guerra mondiale deve agire in prima persona per far sì che, gli Stati membri, abbiano sempre più strumenti legislativi per far fronte agli effetti nefasti dei cambiamenti climatici e, a tal proposito, in questi anni, dei passi avanti sono stati compiuti. Penso ad esempio al cosiddetto “Green Deal” e al recentissimo “Net-Zero Industry Act”, il quale conferisce forma compiuta ad un regolamento per sviluppare un’industria a zero emissioni. Tutto ciò intende favorire la produzione di tecnologie a impatto zero, come le pompe di calore, i pannelli solari fotovoltaici e le turbine eoliche, con la finalità di raggiungere, entro il 2030, la produzione di almeno il 40% delle tecnologie necessarie alla transizione verde e il 15% della produzione mondiali nell’ambito della componentistica green.
Quanto contenuto nel regolamento approvato ha indubbiamente dei lati molto positivi ma, per essere un successo e raggiungere gli obiettivi di tutela del pianeta previsti, deve mettere al centro la persona e la salvaguardia di coloro che versano in condizione di fragilità economica e sociale. In altre parole, le tecnologie a emissioni zero o green devono avere, come nel caso delle Comunità Energetiche Rinnovabili, dei costi ragionevoli ed un’impronta comunitaria, al fine di permettere a tutti, nessuno escluso, di poterne usufruire. Solo così si potranno raggiungere risultati equi e concreti e l’Europa, nonostante la fase storica non facile, sarà in grado di perpetuare sul versante ambientale, l’esempio di fraternità dei suoi padri fondatori.