Continua a infuriare lasciando dietro di se una scia di sangue la battaglia per la conquista di Kobane, ma potrebbe essere arrivata a una svolta. Secondo l’osservatorio siriano per i diritti umani, le forze curde sono riuscite ad accerchiare i miliziani dell’Isis penetrati giovedì nella cittadina siriana al confine con la Turchia. Negli ultimi giorni i morti sarebbero stati 146, in gran parte civili.
L’Ong siriana riferisce che i combattimenti tra i guerriglieri dell’autoproclamata Stato Islamico e le Unità di difesa del popolo curdo sono ancora in corso. In una nota sulla loro pagina web, le forze curde hanno spiegato di aver accerchiato da quattri lati gli jihadisti, che si sono infiltrati nei quartieri di Kani Korda e Butan e nelle zone della moschea dell’Hach Rashid e dell’ospedale di Medici senza Frontiere.
Intanto si aggrava il bilancio delle vittime in quella che un tempo era la terza città a maggioranza curda della Siria. Tra i 146 morti degli ultimi giorni, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, 120 sarebbero civili. È pesante la denuncia del direttore dell’Ong, che sostiene che “i jihadisti sapevano che non potevano rimanere e controllare la città, visto il numero di forze curde. Sono andati solo per uccidere e infliggere una sconfitta morale ai curdi. Secondo un giornalista originario di Kobane, che si trova alla periferia della città, “almeno 79 civili sono stati presi in ostaggio” dai jihadisti. Anche un militante curdo, Arin Sheikhmos, ha accusato l’Isis di aver compiuto “un massacro”, affermando che “ogni famiglia a Kobane ha perso ieri un familiare”. Secondo gli analisti, l’attacco è una sorta di vendetta dei militanti, che di recente sono stati sconfitti nel Nord della Siria dai combattenti delle Unità di protezione del popolo curdo.