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“Fratello”, un ristorante per i poveri del Cairo. Intervista a mons Yoannis Gaid Lazhi

Interris.it ha intervistato monsignor Yoannis Gaid Lazhi, Presidente della Fondazione della Fratellanza Umana, sull'apertura del ristorante "Fratello" al Cairo

L’apertura del Ristorante ‘Fratello’ ha un’importanza notevole: incarna l’idea della fratellanza umana. Il ristorante offre gratuitamente i pasti alle famiglie bisognose che, grazie ad una tessera prepagata, una volta consumato il pasto possono pagare quanto dovuto. Il tutto si svolge, così in maniera dignitosa”. E’ quanto ha dichiarato a Interris.it Monsignor Yoannis Lahzi Gaid, già Segretario personale di Sua Santità Papa Francesco e Presidente della Fondazione della Fratellanza Umana, raggiunto telefonicamente dopo l’inaugurazione del ristorante “Fratello”. Presenti anche Nevin Al-Kabbaj, Ministro della Solidarietà Sociale, l’Ambasciatore Nabila Makram, ex Ministro dell’immigrazione, Fondatore e Presidente del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Fahim, e il Dottor Osama Al-Azhari, Consigliere del Presidente della Repubblica egiziana.

Foto gentilmente concessa dalla Fondazione per la Fratellanza Umana

Il primo ristorante della Fratellanza Umana

Si tratta di un progetto nobile che ha come obiettivo quello di aprire diversi ristoranti in al Cairo, ma anche nel resto dell’Egitto. I ristoranti forniranno pasti nutrizionalmente completi e gratuiti alle famiglie bisognose di cure, nonché a tutte quelle persone che non hanno la possibilità di recarsi nei ristoranti facendoli diventare clienti del ristorante, per contribuire al riconoscimento del valore della loro dignità umana. I pasti saranno forniti a tutte le fasce della società attraverso il contributo di chi è in grado di sostenere il costo del pasto a favore di chi non può. Le persone e le organizzazioni che vorranno sostenere tale iniziativa potranno ricaricare carte prepagate con cui sostenere le spese dei pasti per le famiglie che essi desiderano aiutare. L’iniziativa, inoltre, raccoglierà donazioni e contributi vari da parte di quei soggetti che, per responsabilità sociale, vorranno aderire all’iniziativa. Il ristorante offre un menù unificato per tutte le categorie, contenente molte opzioni, tra cui i pasti destinati ai bambini con un valore nutrizionale e salutare completo.

Il progetto

Mons. Gaid, inoltre, ha spiegato che il ristorante si pone come obiettivo quello di aiutare 5.000 famiglie l’anno. Il progetto è sotto l’egida del Ministero della Solidarietà Sociale egiziano che fornisce i dati delle famiglie in difficoltà in modo che possano essere prese in carico dal ristorante. “Alcune persone all’inizio avevano un po’ di paura perché non capivano l’idea – racconta monsignor Gaid -. Poi una volta entrati nel ristorante, dove sono stati accolti con il sorriso, hanno compreso la bontà dell’iniziativa. Il ristorante si basa sulla fraternità, non posso accettare che mio fratello soffra la fame; sul principio della solidarietà, della dignità umana: solitamente questi aiuti vengono dati in scatole o sacchetti, oppure le persone devono fermarsi in lunghe file, questo può far provare umiliazione. Invece questa iniziativa “Fratello” si basa sulla solidarietà, sulla fratellanza e sulla dignità delle persone e delle famiglie servite.

La situazione in Egitto

“Il Cairo è una città immensa, c’è molta ricchezza e molta povertà. Il ristorante è stato aperto in un quartiere dove vivono persone molto povere, che spesso non hanno neanche i soldi per poter prendere un autobus – spiega -. In questo modo, trovandosi a breve distanza, possono raggiungerci anche a piedi”. L’idea è quella di aprire i ristoranti proprio in prossimità dei quartieri più poveri del Cairo, con il sogno di espanderci in tutto l’Egitto. Un paese che è stato molto colpito prima dalla guerra fra la Russia e l’Ucraina, Stati da cui comprava il grano. Ora ha un conflitto proprio vicino ai suoi confini: “La situazione economica è molto difficile, come nel resto del mondo, ma in questo momento storico l’Egitto è circondato da guerre: quella fra Israele e Palestina, quella in Sudan, in Libia la situazione non è stabile. Tutti questi confitti, pongono l’Egitto in una posizione molto delicata, i prezzi aumentano. Chi paga le conseguenze di tutto questo? Sono sempre i poveri a pagare il prezzo più alto”.

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