Il ministro francese dell’Interno, Bernard Cazeneuve, starebbe riflettendo a “un concordato per l’Islam”: è quanto scrive oggi il settimanale satirico Le Canard Enchainé. Secondo il giornale, che si occupa anche dei retroscena della politica francese, nella visione del ministro ciò consentirebbe di “organizzare meglio” l’Islam di Francia e consentire un “migliore controllo dello Stato sul culto musulmano”.
Ai microfoni di radio Europe 1, il ministro dell’Interno francese si è anche espresso in merito all’ipotesi di una detenzione preventiva per gli individui schedati in Francia con la lettera ‘S’, vale a dire quelli potenzialmente radicalizzati che rischiano di passare all’azione. “È anticostituzionale, ma soprattutto inefficace” ha detto il ministro.
Schedato con la lettera “S” era anche uno dei due giovani attentatori che hanno sgozzato padre Jacques Hamel nella chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray, vicino Rouen, in Normandia. Dopo l’attentato, i rappresentanti religiosi – ricevuti questa mattina all’Eliseo – hanno chiesto una sicurezza rafforzata per i luoghi di culto. In particolare, nel corso dell’incontro con il presidente francese Francois Hollande, è stato chiesto che siano “oggetto di una più grande attenzione, un’attenzione sostenuta” sulla sicurezza. All’incontro hanno partecipato rappresentanti cattolici, ortodossi, protestanti, come anche dell’Islam, dell’ebraismo e del buddismo.
Per Dalil Boubakeur, rettore della Grande Moschea di Parigi, presente questa mattina all’Eliseo, “c’è una contraddizione di valori. Abbiamo sperato nell’avvenire, sarebbe tempo per i musulmani di assumere la consapevolezza di ciò che non funziona in questa visione mondiale dell’Islam e che i musulmani di Francia prendano l’iniziativa, l’iniziativa di una formazione molto più attenta dei nostri religiosi e la sensazione che si debba mettere in agenda anche una certa riforma delle nostre istituzioni”.
Secondo l’arcivescovo di Parigi e presidente della conferenza episcopale francese, André Vingt-Trois, bisogna “sapere in quale Dio crediamo. Crediamo in un Dio di morte o in un Dio di vita? Un Dio che si compiace della morte degli uomini e premia chi li uccide? O un Dio che vuole far vivere l’uomo e sostiene coloro che combattono per la vita umana? E’ esattamente su questa scelta della cultura del nichilismo che si costruisce tutta la propaganda, la stessa che porta alla deriva un certo numero di giovani”.